Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Molta attività cerebrale non sempre favorisce memoria e attenzione

Una nuova ricerca di revisione ha messo sotto i riflettori i nuovi modi di comprendere la causa dei disturbi cognitivi, come i problemi con la memoria e l'attenzione della schizofrenia e dell'Alzheimer.


La revisione è stata appena pubblicata in una speciale edizione di 'Farmacologia della Cognizione' del British Journal of Pharmacology.


Nel documento, Tobias Bast, Stephanie McGarrity e Marie Pezze dell'Università di Nottingham, evidenziano le prove recentemente emerse, che suggeriscono che un'attività eccessiva e incontrollata in aree cerebrali specifiche può portare alla disabilità cognitiva che caratterizza queste condizioni.


I neuroni nel cervello interagiscono inviandosi reciprocamente messaggi chimici, i cosiddetti neurotrasmettitori. L'acido gamma-aminobutirrico (GABA) è il neurotrasmettitore inibitorio più comune, che deve limitare l'attività neurale impedendo ai neuroni di diventare troppo reattivi e di 'sparare' troppo o rispondere a stimoli irrilevanti.


Nei casi estremi, la trasmissione GABA inibitoria deteriorata può causare convulsioni epilettiche. Inoltre, come sottolineato nella revisone, i disturbi più lievi della trasmissione GABA inibitoria, che sono sotto la soglia delle crisi epilettiche, sono stati recentemente legati a una serie di disturbi cerebrali caratterizzati da disfunzioni cognitive, tra cui la schizofrenia, il declino cognitivo da età e le fasi iniziali dell'Alzheimer.


Tuttavia, fino a poco tempo fa non era chiaro se, e come, tali compromissioni lievi dell'inibizione GABA influenzano importanti funzioni cognitive, come la memoria e l'attenzione.


Due studi recenti condotti dal Dr Bast e dai suoi colleghi hanno combinato delle riduzioni sperimentali nella trasmissione GABA inibitoria in aree cerebrali specifiche, con test comportamentali della memoria e dell'attenzione nei ratti. Questi studi si sono concentrati su due aree del cervello che sappiamo essere importanti per la memoria e l'attenzione: corteccia prefrontale e ippocampo (una regione cerebrale nel lobo temporale).


Gli studi hanno scoperto che la mancata neurotrasmissione inibitoria e un'attività anormalmente maggiore nella corteccia prefrontale o nell'ippocampo compromettono la memoria e l'attenzione. Il Dr Bast ha dichiarato:

"Tradizionalmente si riteneva che il deterioramento della memoria e le disabilità dell'attenzione in condizioni come l'invecchiamento, l'Alzheimer e la schizofrenia fossero causate principalmente da un'attività neurale ridotta o da danni in regioni del cervello come la corteccia prefrontale o l'ippocampo. Tuttavia, evidenze più recenti dimostrano che in realtà l'eccesso di attività può essere altrettanto pregiudizievole per la memoria e l'attenzione.

"Abbiamo esaminato studi recenti su modelli animali, inclusa la nostra ricerca, che dimostrano che alcune importanti funzioni cognitive, compresa la memoria e l'attenzione, possono essere compromesse se l'attività neurale nelle regioni del cervello come la corteccia prefrontale e l'ippocampo, non è sotto un sufficiente controllo inibitorio, di norma mediato dal neurotrasmettitore inibitore GABA.

"Una scoperta fondamentale è che l'aumento dell'attività di una regione del cervello, a causa della cattiva neurotrasmissione inibitoria, può essere più dannosa per la funzione cognitiva rispetto a un'attività ridotta o a una lesione. L'attività poco controllata in una regione del cervello può disturbare non solo la funzione della regione stessa, ma anche la funzione di altre regioni a cui è connessa. Ad esempio, i nostri studi hanno rivelato che la cattiva neurotrasmissione inibitoria nell'ippocampo non solo distrugge aspetti della memoria supportata in genere da questa area del cervello, ma compromette anche l'attenzione che dipende fortemente dalla corteccia prefrontale, una regione direttamente connessa all'ippocampo.

"Speriamo che le nostre scoperte e una comprensione più profonda dei meccanismi cerebrali sottostanti ai danni della memoria e dell'attenzione possano contribuire a sviluppare nuovi trattamenti per questi problemi debilitanti. La nostra revisione mette in evidenza potenziali trattamenti farmacologici per riequilibrare l'attività neurale aberrante e ripristinare la memoria e l'attenzione, che ci proponiamo di sperimentare in una ricerca futura".

 

 

 


Fonte: University of Nottingham (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Tobias Bast, Marie Pezze, Stephanie McGarrity. Cognitive deficits caused by prefrontal cortical and hippocampal neural disinhibition. British Journal of Pharmacology, 2017; DOI: 10.1111/bph.13850

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)