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Dilemmi etici per la videosorveglianza nelle case di cura

Per molte persone che si prendono cura dei genitori anziani, una soluzione è una casa di riposo sicura e responsabile.


Ma come mezzo sempre più comune per garantire quella sicurezza, le telecamere installate dai parenti possono fare più male che bene, dice Clara Berridge, assistente professore di servizi sociali all'Università di Washington.


Con le segnalazioni di crimini contro i residenti di case di cura che attirano l'attenzione dei media di tutto il paese, è comprensibile che le famiglie vogliano proteggere i loro cari e tentare di fissare una responsabilità per le cure, ha detto la Berridge.


Ma in due ricerche pubblicate tempo fa su AJOB Empirical Bioethics e su Elder Law Journal, la Berridge delinea l'elenco delle questioni legali e morali sollevate dalla sorveglianza:

"L'uso di telecamere nelle stanze dei residenti è così comune che alcuni stati hanno approvato leggi per aiutare le famiglie e le strutture a risolvere i problemi legali. Ma non è una zona grigia solo per la legge. Sono in gioco molte questioni etiche, e solleva la questione del ruolo della privacy nella nostra vita".


Si ritiene che almeno il 10% degli americani over-60 sia vittima di qualche forma di abuso sugli anziani, sia esso fisico, sessuale o psicologico, sia sotto forma di cattiva gestione finanziaria o di privazione di risorse come cibo o farmaci. (Si ritiene che i casi siano sottostimati, rendendo il 10% una stima bassa.)


Anche se la maggior parte degli abusi è commessa da parenti, la natura di alto profilo dei reati contro i residenti delle case di cura da parte del personale della struttura può allarmare chiunque abbia una persona cara nell'assistenza residenziale. Questo è particolarmente vero per le famiglie di persone con forme di demenza, perché questi residenti hanno meno probabilità di essere in grado di riferire con precisione gli abusi.


Finora 7 Stati, compreso quello di Washington, hanno approvato leggi che consentono il posizionamento di telecamere di sorveglianza nelle stanze dei residenti delle case di cura. Nell'articolo su Elder Law Journal, la Berridge e i coautori analizzano la legge di ogni stato e concludono che per ogni legge restano preoccupazioni sulla privacy.


Per lo studio pubblicato su AJOB Empirical Bioethics, la Berridge ha distribuito a case di cura e strutture di residenza assistita un sondaggio online attraverso il Centro Gerontologia e Ricerca Sanitaria della Brown University. Più di 270 strutture di 39 stati hanno risposto al sondaggio anonimo, che includeva domande specifiche e aperte sulle politiche e l'uso delle telecamere di sorveglianza. Tra le strutture di assistenza che hanno risposto, circa l'11% aveva avviato l'uso di telecamere nei propri locali.


In questo sondaggio, la maggior parte degli intervistati ha citato la privacy e la dignità dei residenti come principali svantaggi delle telecamere.


Per la loro stessa natura, le telecamere di sorveglianza registrano tutte le attività in una stanza, compresi i momenti personali di igiene o di vestizione. Dal punto di vista della prevenzione del crimine, quelle sono le volte in cui un residente è più vulnerabile, ma dal punto di vista della privacy, il residente potrebbe non volere che tale filmato sia registrato, per non parlare della sua visione.


Legato alle domande sulla privacy è il problema del consenso, ha detto la Berridge, non solo se il residente ha la capacità di consentire di essere monitorato, ma anche, nel caso di stanze per due persone, se il compagno di stanza può consentire.


La Berridge dice:

"La maggior parte dei residenti di case di cura ha un compagno di stanza. Proteggere la sua privacy quando una telecamera è nella stanza sarebbe molto difficile in pratica, specialmente se la telecamera rileva l'audio. Abbiamo scoperto che i vincoli reali sulle opportunità di spostare o coprire selettivamente una telecamera in una determinata situazione non sono riconosciuti dalle leggi dello stato. Si tratta di impostazioni con una carenza cronica".


Un problema meno citato - e spesso trascurato -, ha aggiunto la Berridge, è la responsabilità legale del proprietario della telecamera per la sicurezza del filmato. L'installazione di una telecamera senza stabilire un portale sicuro può esporre il residente (e un compagno di stanza) a persone non autorizzate.


I rispondenti al sondaggio hanno indicato i potenziali vantaggi delle telecamere, in particolare come deterrenti contro gli abusi e l'uso da parte delle strutture stesse per capire i bisogni dei singoli residenti e come risorse per aiutare lo staff a migliorare.


Alla fine, la Berridge e i suoi coautori dicono che, anche se le telecamere possono offrire qualche conforto alle famiglie, non sono la risposta alla prevenzione di abusi o un sostituto della responsabilità. Piuttosto, l'attenzione dovrebbe essere rivolta alle riforme e all'aumento dei finanziamenti per il sistema di assistenza a lungo termine, in modo che le case di cura e le strutture di vita assistita siano sufficientemente attrezzate, con operatori pagati.


La Berridge punta a un movimento di "cambiamento culturale" nell'assistenza a lungo termine che miri a de-istituzionalizzare le case di cura e renderle più simili a casa propria. Questo movimento comporta pratiche per migliorare la qualità dell'assistenza, migliorare la centralità della persona e potenziare lo staff.


Nello stato di Washington, i legislatori hanno approvato quest'anno il Long-Term Care Trust Act, che istituisce una fonte di assicurazione per l'assistenza a lungo termine finanziata con fondi pubblici. La misura, che attende la firma del Governatore Jay Inslee, può aiutare le persone a pagare i servizi a domicilio come alternativa alla struttura di assistenza.


La Berridge ha recentemente ricevuto una sovvenzione di quattro anni, quasi $ 500.000 dal National Institute on Aging per sviluppare uno strumento autogestito che aiuta le persone con Alzheimer e altre forme di demenza e le loro famiglie a capire e prendere decisioni sull'uso di una gamma di tecnologie che monitora da remoto le persone nella loro casa per garantire la loro sicurezza, incluse le webcam.


A differenza delle telecamere nelle stanze delle case di cura destinate ai potenziali molestatori, le tecnologie analizzate in questo studio sono usate per monitorare le attività e i comportamenti degli anziani. È facile, spiega la Berridge, che i figli adulti trascurino, o addirittura rifiutino, le preoccupazioni di un genitore sui problemi di monitoraggio, e il diritto alla privacy e al senso di libertà dei genitori.


Secondo la Berridge,

"Questo strumento sarà il primo del suo genere a supportare le famiglie a navigare nel complesso panorama tecnologico e a guidarle nel bilanciare il loro bisogno percepito di sorveglianza continua con la dignità e i desideri dell'anziano".

 

 

 


Fonte: Kim Eckart in University of Washington (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  • Clara Berridge, Jodi Halpern & Karen Levy. Cameras on beds: The ethics of surveillance in nursing home rooms. AJOB Empirical Bioethics, 22 Feb 2019, DOI: 10.1080/23294515.2019.1568320
  • Karen Levy, Lauren Kilgour, Clara Berridge. Regulating Privacy in Public/ Private Space: The Case of Nursing Home Monitoring Laws. The Elder Law Journal, 18 Feb 2019, pdf

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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