Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperto nuovo approccio per curare le neurodegenerazioni

Ricercatori medici potrebbero avere scoperto un nuovo approccio alla cura di una malattia neurodegenerativa incurabile e letale, che colpisce centinaia di migliaia di persone.

Due studi internazionali, uno guidato dall'Università di Leicester, e l'altro una collaborazione condotta da scienziati negli Stati Uniti, offrono prospettive di rallentare lo sviluppo della malattia di Huntington e, potenzialmente, del morbo di Alzheimer e di Parkinson. La ricerca, che è nelle fasi iniziali, rappresenta una tappa importante nella comprensione di queste condizioni debilitanti.

La malattia di Huntington è una devastante malattia ereditaria neurodegenerativa, sempre fatale. Il disordine del sistema nervoso centrale provoca la degenerazione progressiva delle cellule del cervello, riducendo lentamente la capacità di una persona di camminare, pensare, parlare e ragionare.

Circa 1 ogni 10.000 individui sono colpiti in tutto il mondo. Nel Dipartimento di Genetica di Leicester, i gruppi del Dott. Flaviano Giorgini e del Prof Charalambos Kyriacou hanno scoperto che puntando geneticamente un particolare enzima di mosche della frutta (la monoossigenasi chinurenina 3 o KMO), hanno arrestato lo sviluppo della neurodegenerazione associata alla malattia di Huntington. Inoltre, manipolando direttamente i metaboliti del percorso cellulare della KMO con farmaci, potevano manipolare i sintomi mostrati dalle mosche.

Lo studio delle mosche della frutta, pubblicato su Current Biology il 7 giugno, ha avuto anche l'aiuto dei gruppi del Prof. Robert Schwarcz (Maryland Psychiatric Research Center, School of Medicine dell'Università del Maryland di Baltimora), che per primo ha lavorato in questo campo, e del dott. Paul Muchowski (Gladstone Institutes, University of California, San Francisco). Questi ultimi due ricercatori e il dottor Giorgini hanno pubblicato contemporaneamente un documento su Cell, annunciando una svolta simile nel comprendere il valore terapeutico dei KMO in modelli di topi transgenici di Huntington e Alzheimer.

La ricerca sui moscerini della frutta a Leicester si è svolta nell'arco di tre anni ed è stata finanziato dal Huntington's Disease Association e dalla Fondazione CHDI Inc. Il dott. Giorgini, che ha condotto lo studio per la parte Inglese, afferma: "Questo lavoro fornisce la prima evidenza genetica e farmacologica che l'inibizione di un particolare enzima (KMO) è di protezione in un modello animale di questa malattia, e abbiamo anche scoperto che puntare altri punti in questo percorso cellulare può migliorare i sintomi della malattia di Huntington nel moscerino della frutta.

Questa innovazione è importante in quanto non esistono attualmente farmaci che arrestano o ritardano l'insorgenza progressiva della malattia di Huntington. Siamo entusiasti di questi studi, perchè ci auguriamo che avranno conseguenze dirette per i pazienti con Huntington. Il nostro lavoro, abbinato allo studio già pubblicato su Cell, fornisce una conferma importante che l'inibizione del KMO è una potenziale strategia terapeutica per questi individui. Siccome molti inibitori KMO sono disponibili, e altri stanno per essere sviluppati, si spera che tali composti in ultima analisi possano essere testati in studi clinici per questa e altre patologie neurodegenerative".

A Leicester gli esperimenti sono stati condotti dai dott Susanna Campesan, Edward Green e Carlo Breda e a Baltimora dal dott Korrapati Sathyasaikumar. I team continueranno, in collaborazione, gli studi volti a migliorare lo sviluppo di un intervento medico per la Corea di Huntington e altre patologie neurodegenerative. Cath Stanley, Amministratrice di Huntington's Disease Association, ha dichiarato: "Questo è una ricerca interessante che può offrire speranza alle tante persone colpite dalla malattia di Huntington."

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.

 


Fonte: Materiale della University of Leicester.

Riferimenti: Daniel Zwilling, Shao-Yi Huang, Korrapati V. Sathyasaikumar, Francesca M. Notarangelo, Paolo Guidetti, Hui-Qiu Wu, Jason Lee, Jennifer Truong, Yaisa Andrews-Zwilling, Eric W. Hsieh, Jamie Y. Louie, Tiffany Wu, Kimberly Scearce-Levie, Christina Patrick, Anthony Adame, Flaviano Giorgini, Saliha Moussaoui, Grit Laue, Arash Rassoulpour, Gunnar Flik, Yadong Huang, Joseph M. Muchowski, Eliezer Masliah, Robert Schwarcz, Paul J. Muchowski. Kynurenine 3-Monooxygenase Inhibition in Blood Ameliorates Neurodegeneration. Cell, 2011; DOI: 10.1016/j.cell.2011.05.020.

Susanna Campesan, Edward W. Green, Carlo Breda, Korrapati V. Sathyasaikumar, Paul J. Muchowski, Robert Schwarcz, Charalambos P. Kyriacou, Flaviano Giorgini. The Kynurenine Pathway Modulates Neurodegeneration in a Drosophila Model of Huntington's Disease. Current Biology, 2011; 21 (11): 961-966 DOI: 10.1016/j.cub.2011.04.028

Pubblicato in ScienceDaily il 9 giugno 2011 - Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.