Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Sottile declino nella cognizione predice la progressione alla patologia di Alzheimer

Il morbo di Alzheimer (MA) è progressivo, ma lento a svilupparsi, o quantomeno a rivelarsi.


In un nuovo studio, pubblicato online il 14 febbraio 2020 sulla rivista Biological Psychiatry, i ricercatori della University of California di San Diego, con dei colleghi di altre istituzioni, riferiscono che differenze sottili e precoci nelle prestazioni cognitive, come ad esempio un minor numero di parole ricordate in un test sulla memoria, sono un segno che delle proteine ​​nocive si stanno accumulano nel cervello, anche se i livelli di queste proteine ​​non sono ancora qualificati come pericolosi.


In termini patologici, il MA è caratterizzato in primo luogo da un accumulo di placche di proteina amiloide-β (Aβ), che si formano gradualmente nel cervello, interrompendo le funzioni delle cellule e uccidendo alla fine i neuroni colpiti. Anche un secondo tipo di proteina, chiamata tau, si accumula anormalmente all'interno dei neuroni, danneggiandone le funzioni.


Nella progressione del MA, i livelli di Aβ aumentano nel cervello, ma il processo che porta a livelli anormalmente elevati di solito è lungo. Servono spesso anni o decenni prima della comparsa dei sintomi conseguenti del deterioramento cognitivo grave. Una nuova elaborazione dal National Institute on Aging e dell'Alzheimer's Association definisce la prima fase del MA quella in cui gli individui sono ancora cognitivamente normali pur avendo livelli anomali di Aβ.


“Anche se la patologia del MA, e l'Aβ in particolare, appaiono molto prima dei deficit cognitivi gravi”, ha detto il primo autore Jeremy A. Elman PhD, professore assistente di psichiatria alla UC San Diego, “evidenze recenti suggeriscono che cambiamenti cognitivi molto sottili possono apparire nella malattia prima di quanto in genere si pensa”.


Elman e i colleghi, tra cui l'autore senior William S. Kremen PhD, professore di psichiatria alla UC San Diego, hanno cercato di determinare se delle prestazioni cognitive scadenti, e comunque sottili, possono essere un fattore predittivo che gli attuali livelli Aβ-negativi (accumuli al di sotto della soglia per la diagnosi di MA) hanno probabilità di diventare Aβ-positivi.


“Una volta che una persona giunge al punto di essere Aβ-positiva, significa che c'è già una patologia sottostante sostanziale”, ha detto Kremen. “Sarebbe un vantaggio identificare i soggetti a rischio prima che sviluppino un peso notevole di amiloide, per migliorare l'efficacia del trattamento e rallentare la progressione della demenza di MA”.


I ricercatori hanno eseguito una coppia di test cognitivi non invasivi su 292 partecipanti alla Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative, uno studio continuo per valutare se si possono combinare scasnioni mediche, marcatori biologici e valutazioni cliniche per misurare la progressione del declino cognitivo e il MA iniziale. Tutti i partecipanti erano Aβ-negativi al test di base e non mostravano demenza; 40 partecipanti sono diventati Aβ-positivi durante lo studio e nel periodo successivo in cui sono stati seguiti.


Gli scienziati hanno scoperto che i partecipanti che hanno avuto risultati inferiori nei test cognitivi al basale avevano un rischio significativamente più alto di diventare Aβ-positivi. Cioè, i punteggi bassi dei test indicanti funzioni cognitive più scadenti hanno suggerito che i livelli di placca amiloide, pur non ancora considerati problematici, erano probabilmente in aumento e avrebbero finito per arrivare alla soglia di definizione del MA.


“Abbiamo scoperto che i livelli sottosoglia di Aβ al basale sono risultati predittivi dell'accumulo futuro, aumentando le evidenze che anche livelli bassi di Aβ sono clinicamente rilevanti, ma che la prestazione cognitiva era comunque significativamente predittiva anche dopo aver controllato questa patologia”, ha detto Elman.


I risultati, hanno scritto i ricercatori, suggeriscono che dei test cognitivi di basso costo, e non invasivi, sono utili per identificare le persone che possono avere il rischio di sviluppare il MA, rendendoli candidati ideali per un intervento terapeutico e per le sperimentazioni cliniche.

 

 

 


Fonte: Scott Lafee in University of California - San Diego (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jeremy Elman, Matthew Panizzon, Daniel Gustavson, Carol Franz, Mark Sanderson-Cimino, Michael Lyons, William Kremen. Amyloid-β Positivity Predicts Cognitive Decline but Cognition Predicts Progression to Amyloid-β Positivity. Biological Psychiatry, 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.