I biomarcatori, segni fisici misurabili di una condizione, potrebbero essere un modo utile per testare il morbo di Alzheimer (MA), secondo una nuova revisione.
Lo studio, condotto da ricercatori del Sistema sanitario VA di Minneapolis e della University of Minnesota, appare dal 28 Aprile 2020 su Annals of Internal Medicine, insieme ad altre due revisioni su diagnosi e trattamento del MA.
L'autore senior dello studio, il dott. Howard Fink, spiega che i test accurati dovrebbero aiutare nel pianificare assistenza e trattamento:
“Una diagnosi più accurata delle cause alla base della demenza nei pazienti viventi potrebbe aiutare i pazienti stessi e le famiglie a fare piani migliori su cosa aspettarsi in futuro. Quando saranno disponibili nuovi trattamenti per la demenza, una identificazione più precisa del tipo di demenza può aiutare a orientare i pazienti verso studi di ricerca mirati a tipi specifici di demenza”.
La difficoltà a diagnosticare il MA
Deficit cognitivi acquisiti e persistenti, che interferiscono con la vita quotidiana, sono chiamati 'demenza', che colpisce il 10% degli anziani degli USA. Il MA è la causa principale di demenza nella maggior parte dei casi. Tuttavia, può essere difficile capire la differenza tra MA e demenza per altre cause.
Il MA è di solito diagnosticato con test cognitivi clinici, come la storia dei cambiamenti cognitivi e funzionali e un esame fisico. Precedenti studi avevano trovato che la valutazione clinica può identificare correttamente il MA in circa l'80% dei casi. Può anche identificare quando la demenza non è causata da MA nel 70% dei casi. Questi tassi sono probabilmente inferiori nei contesti di assistenza primaria al di fuori degli studi di ricerca, e all'inizio del decorso della malattia, secondo i ricercatori.
L'unico modo sicuro per confermare il MA rimane l'autopsia del cervello dopo la morte. Studi suggeriscono, però, che dei biomarcatori emergenti possono fornire un modo affidabile per confermare la malattia nei pazienti viventi.
Ricerca di biomarcatori
Nello studio su Annals, i ricercatori hanno esaminato la letteratura disponibile su diversi test progettati per rilevare i cambiamenti nel cervello associati al MA.
Essi hanno concluso, sulla base dei risultati riferiti fino ad oggi, che tre diversi test sono estremamente precisi nel distinguere tra il MA e altre cause di demenza. Degli studi hanno confrontato le diagnosi da questi test con i risultati dell'autopsia dopo la morte per confermare la presenza o l'assenza del MA.
Il primo test è la scansione PET (tomografia ad emissione di positroni) dell'amiloide. Le scansioni PET comportano l'iniezione nei pazienti di una sostanza radioattiva e quindi misurano la radiazione emessa. Nella PET amiloide, i medici possono mappare l'accumulo di proteina amiloide nel cervello, che sono un segno del MA. Negli studi che usano la PET amiloide, l'accuratezza della diagnosi era superiore al 90%.
Il successivo test che mostra risultati promettenti è chiamato FDG-PET. Questo test utilizza una sostanza chimica chiamata fluorodeossiglucosio per mappare come il cervello sta assorbendo glucosio. Le variazioni di assorbimento del glucosio possono essere un segno di neurodegenerazione. Nella letteratura, la FDG-PET è risultata accurata al 90% nello distinguere il MA da altri tipi di demenza.
Un altro test in fase di studio è la RM (risonanza magnetica). I medici possono usare la risonanza magnetica per rilevare i cambiamenti di dimensione nel lobo temporale del cervello. Un volume ridotto dell'ippocampo può indicare il MA. L'accuratezza della diagnosi con RM è stata superiore al 90%.
Entrambi i tipi di scansione PET migliorano la diagnosi quando sono aggiunti a una valutazione clinica. Gli studi che esaminano la MRI non cercano di combinarla con la valutazione clinica rispetto a quest'ultima da sola.
La revisione ha anche trovato altri due test che erano moderatamente accurati, ma non tanto come gli altri tre. Uno è la tomografia computerizzata ad emissione di singoli fotoni (SPECT), che misura la pressione del flusso di sangue al cervello come segno di degenerazione. L'altra coinvolge il test del liquido cerebrospinale per rilevare le proteine legate al MA.
Questi test sono attualmente usati principalmente in contesti di ricerca di MA, secondo Fink. La FDG-PET può essere usata in ambito clinico più spesso di altri test, perché i Centers for Medicare e Medicaid Services hanno approvato il loro uso per distinguere tra MA e demenza frontotemporale, quando la diagnosi è incerta.
Anche se questi test si mostrano promettenti per migliorare la diagnosi del MA, dicono i ricercatori, sono necessari più studi. La revisione non ha potuto determinare quale test è più efficace. I ricercatori fanno notare che, a causa delle differenze nei metodi e nei soggetti degli studi, l'accuratezza del test in ambiente clinico sarebbe molto probabilmente inferiore. Il test dei biomarcatori richiede anche una maggiore standardizzazione per stabilire i livelli di misurazione e i metodi di test.
Test cognitivi e trattamento farmacologico per il MA
Lo stesso gruppo di ricerca ha anche condotto altre due revisioni sul MA. La prima era sull'accuratezza dei test cognitivi nel distinguere tra demenza di MA, lieve deterioramento cognitivo o cognizione normale. Hanno trovato numerosi studi che dimostrano che i test sono molto sensibili al MA rispetto alle normali funzioni cognitive. Diverse valutazioni indipendenti sembrano essere precise in questo compito, come i test della memoria, il Mini-Mental State Exam, e il Montreal Cognitive Assessment.
La revisione ha mostrato che i test cognitivi riescono meno a mostrare una differenza tra il MA lieve e la cognizione normale. I ricercatori hanno anche scoperto una precisione inferiore nel distinguere tra MA e lieve deterioramento cognitivo.
Quasi tutti gli studi nella revisione erano piccoli, e pochi di loro hanno confrontato test o combinazioni di test. Questo ha limitato le conclusioni che se ne possono trarre, secondo i ricercatori. Sono necessari ulteriori studi sull'argomento, dicono.
Nella revisione dei test cognitivi, i ricercatori hanno esaminato i test per i pazienti per i quali c'è il sospetto di deterioramento cognitivo, ma che non era ancora diagnosticato. La revisione sui biomarcatori si è focalizzata su pazienti che erano già stati clinicamente diagnosticati con demenza.
La seconda revisione ha esaminato i benefici e i rischi del trattamento farmacologico per MA, trovando alcune prove che i farmaci chiamati 'inibitori della colinesterasi' portano a piccoli miglioramenti cognitivi, rispetto al placebo. Queste differenze erano di incerta rilevanza clinica, secondo Fink. Gli studi esaminati non hanno mostrato molto effetto dei farmaci sulla funzione o sull'«impressione clinica globale» (punteggio di gravità dei sintomi, la risposta al trattamento, e l'efficacia del trattamento).
La revisione ha anche esaminato l'aggiunta del farmaco memantina al trattamento con 'inibitori della colinesterasi'. Alcuni studi hanno dimostrato che la memantina migliora in modo incoerente la cognizione e l'impressione clinica globale. Tuttavia, la forza delle prove è bassa.
I risultati hanno portato i ricercatori a concludere che "le evidenze sono per lo più insufficienti circa la prescrizione di farmaci per i sintomi comportamentali e psicologici della demenza".
I ricercatori hanno inoltre esaminato se gli integratori (come gli acidi grassi omega-3, la melatonina e la vitamina B) hanno benefici per la demenza di MA. Hanno trovato prove insufficienti sugli effetti di uno qualsiasi degli integratori sulla cognizione, la funzione, l'impressione clinica globale, o i sintomi comportamentali e psicologici della demenza.
Fonte: Tristan Horrom in US Department of Veterans Affairs (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Laura Hemmy, Eric Linskens, Pombie Silverman, Margaret Miller, Kristine Talley, Brent Taylor, Jeannine Ouellette, Nancy Greer, Timothy Wilt, Mary Butler, Howard Fink. Brief Cognitive Tests for Distinguishing Clinical Alzheimer-Type Dementia From Mild Cognitive Impairment or Normal Cognition in Older Adults With Suspected Cognitive Impairment: A Systematic Review. Annals of Internal Medicine, 28 Apr 2020, DOI
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