Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Multilinguismo può essere un vantaggio per le persone con demenza

Un nuovo studio suggerisce che conoscere più di una lingua può aiutare a comunicare le persone con demenza. Tuttavia, la famiglia e gli operatori sanitari devono fare la loro parte, secondo un professore norvegese di lingua.


Il fatto che la popolazione della Norvegia è sempre più multilingue sta diventando manifesta nelle case di riposo e nelle strutture di vita assistita. I lavoratori immigrati, che sono arrivati ​​in Norvegia negli anni '60 e '70, stanno invecchiando.


Ma cosa succede alle capacità linguistiche delle persone multilingue che soffrono di demenza? Poiché sempre più parole sono perdute, è ancora possibile essere ascoltati, visti e capiti?


“Ricerche precedenti avevano suggerito che il multilinguismo può essere un problema se collegato alla demenza, perché le persone cominciano a parlare nella loro lingua nativa, non comprensibile agli altri attorno a loro. In un nuovo studio, la rovesciamo così: il multilinguismo è una risorsa, almeno per quelli con demenza leggera o moderata“, spiega il prof. Jan Svennevig dell'Università di Oslo.

 

Scegliere con cura la lingua da usare

La demenza è un gruppo di sintomi che compaiono insieme a varie malattie del cervello e in gran parte impattano sugli anziani. In Norvegia, circa 70.000 persone hanno una forma di demenza.


“Quando le persone multilingue con demenza cercano una parola, è comune che passino a un altro linguaggio per trasmettere il loro pensiero. Ricerche precedenti avevano suggerito che le persone con demenza ricordano meglio la loro lingua madre, il che rende più facile trovare la parola che stanno cercando in quella lingua”, dice Svennevig.


Lui e i suoi colleghi Pernille Hansen, Anne Marie Landmark e Hanne Gram Simonsen hanno seguito sette persone con demenza di grado moderato, con interviste, registrazioni del loro linguaggio quotidiano, e test di lingua. Tutti erano residenti in Norvegia con il norvegese come seconda lingua. Le scoperte dei ricercatori supportano l'ipotesi che le persone anziane ricordano la lingua madre meglio della seconda lingua.


Tuttavia, i ricercatori hanno anche fatto un'altra scoperta: tutti e sette mostravano una capacità di comprendere quali parole potevano usare per farsi capire dal loro interlocutore. Solo in rare occasioni hanno usato parole dalla loro lingua madre, come il finlandese, il giapponese o l'urdu. Tutti sapevano l'inglese, e impiegavano le parole inglesi molto più spesso quando non ricordavano una parola in norvegese.

 

Non è segno di malattia

Una delle conversazioni tra il nippo-norvegese “Koki” (85 anni) e una infermiera della struttura era circa un tubetto di adesivo per protesi dentarie (in norvegese):

  • Koki: Det er hvit? (È bianco?)
  • Infermiera: Ja, den er hvit. (Sì, è bianco)
  • Koki: Men e jeg vanligvis bruker den eh pink ... (Ma uh io di solito uso l'uh rosa)
  • Infermiera: Ja pink ikke sant. Det skal jeg ordne i morgen (...) (Sì, rosa, è quello. Me ne occuperò domani)


“Quello che vediamo qui è che è ancora intatta la consapevolezza della persona di quale linguaggio può essere disponibile per il suo interlocutore", dice Svennevig. “In questo caso, l'uso delle parole di un'altra lingua non è un segno di malattia, ma piuttosto una risorsa”.


Quando altri scienziati avevano in precedenza scoperto che le persone con demenza si rivolgono facilmente alla propria lingua madre in una conversazione con altri, può essere correlato alla gravità della demenza, secondo il professore: “È possibile che una persona inizi a inserire le parole dalla sua lingua madre solo quando è in una fase avanzata di demenza".


Le persone multilingue, molti dei quali immigrati, hanno familiarità a muoversi in paesaggi multilingue. Secondo Svennevig, queste esperienze di vita arricchiscono non solo le competenze linguistiche delle persone, ma “possono anche rafforzare una funzione del cervello conosciuta come ‘funzione di controllo’, che regola la capacità di determinare quale lingua potrebbe essere usata in quali momenti”.

 

Linguaggio o esperienza di vita?

Molto resta ancora sconosciuto sulla demenza e il multilinguismo. Alcuni scienziati ritengono che passare da una lingua all'altra per tutta la vita può essere di per sé una sorta di 'vaccino' contro la demenza, non per prevenire la malattia in sé, ma per ritardarne l'insorgenza dei sintomi.


Altri, invece, credono che non sia la commutazione tra lingue in sé, ma piuttosto l'esperienza di vivere in società diverse, che può rendere il cervello più resiliente.


Gli scienziati del progetto non possono dire quale ipotesi è corretta. Tuttavia, in uno studio diverso hanno osservato che le parole che hanno caratteristiche simili tra i diversi linguaggi, note come ‘affini’, sono spesso richiamate più facilmente. Un esempio è il 'sykkel' norvegese e il 'bicycle' inglese (bicicletta). In questo caso, il multilinguismo sembra avere un effetto diretto sulla capacità di richiamare le parole.


“È comune dimenticare le parole che si usano raramente. Altre parole non si dimenticano così facilmente, perché hanno una certa somiglianza. Si tratta spesso di parole simili, in cui il processo di memorizzazione le rafforza una con l'altra”, dice Svennevig.

 

La consapevolezza delle possibilità

Egli ritiene che gli interlocutori di questi pazienti, siano essi personale sanitario o la famiglia dovrebbero considerare le diverse possibilità per comunicare con le persone con demenza. Le case di riposo potrebbero beneficiare dalla documentazione delle competenze linguistiche del proprio personale e dei residenti, dice Svennevig:

“L'inglese può essere una lingua potenziale da usare. Tuttavia, molte case di riposo hanno anche dipendenti che hanno familiarità con altre lingue. Essi possono avere una conoscenza limitata di esse, ma spesso non ci vuole molto a fare una grande differenza“.

“Nei casi in cui la persona anziana ha perso molta della sua capacità di parlare norvegese, potresti anche imparare alcune parole e frasi nella sua lingua nativa. I potenziali benefici superano di gran lunga la potenziale confusione.

“Alcuni finiscono in una situazione in cui perdono praticamente tutte le competenze linguistiche orali del norvegese. Ciò significa che hai un grave problema di comunicazione, e dipendi dalle persone intorno a te usando qualsiasi opzione disponibile".

 

Mostrare accettazione

Nel dialogo citato sopra, l'85enne nato giapponese usa la parola inglese 'pink'. La caregiver ripete quella parola. Svennevig dice che questo è un buon esempio da seguire: “Piuttosto che correggere Koki, la caregiver dimostra che questo è un modo accettabile di parlare”.


Egli incoraggia le persone a tenere a mente che la comunicazione è sull'esprimere significato: “Questo può essere fatto in tanti modi. È possibile alternare tra le lingue, o usare gesti. I partecipanti al nostro studio erano anche abili a spiegare le cose con mezzi diversi, o a fare appello al loro interlocutore per aiuto”.


In questi casi, l'interlocutore li dovrebbe aiutare attivamente: “La comunicazione non è qualcosa che si fa da soli, è uno sforzo di collaborazione tra le persone”

 

 

 


Fonte: Silje Pileberg in University of Oslo (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: n/d

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.