Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Mettere in condizione di controllo i caregiver di demenza

Degli esperti stanno per esaminare il modo in cui un migliore supporto e poteri per le persone che si occupano dei cari affetti da demenza può migliorare la qualità di vita sia dei pazienti che dei caregiver.


Specialisti di ricerca sanitaria dell'Università di Lincoln in Gran Bretagna valuteranno se il coinvolgimento dei caregiver nel monitoraggio a domicilio (come ad esempio notare quotidianamente i cambiamenti nel comportamento e nei sentimenti di chi soffre) potrebbe aiutarli ad affrontare la realtà di vedere deteriorarsi il loro caro.


I ricercatori dicono che coinvolgere direttamente i cosiddetti «caregiver informali» (le persone che si occupano di un proprio caro) nella valutazione dei modelli cognitivi e comportamentali e nei progressi della malattia del loro caro, può aiutarli a sentirsi in pieni poteri e più in controllo. Questo potrebbe migliorare la loro salute mentale e aumentare la loro fiducia nelle proprie capacità, così da continuare a fornire un elevato standard di cura, dicono gli esperti.


Si prevede che i risultati dello studio porteranno a miglioramenti nazionali (in GB) nel sostegno offerto ai caregiver. Lo studio esaminerà quali strumenti educativi, gruppi di sostegno e consigli sono a disposizione dei caregiver a livello nazionale, individuando le opportunità pratiche e di miglioramento migliori.


La demenza - che comprende condizioni come l'Alzheimer - è una malattia neurologica degenerativa progressiva senza una cura conosciuta e senza un farmaco terapeutico efficace. Scienziati dell'Università di Lincoln stanno studiando come potrebbe essere trattata in futuro. Attualmente ci sono circa 800.000 pazienti nel Regno Unito, e si stima che entro il 2050 ci saranno più di 100 milioni di persone che soffrono per la malattia in tutto il mondo.


Il Dr Jo Middlemass, ricercatore della Facoltà di Sanità e Assistenza Sociale all'Università di Lincoln e ricercatore principale del team di progetto, ha dichiarato: "La maggior parte dei caregiver di persone con demenza sono i famigliari, soprattutto nelle fasi iniziali. La ricerca dimostra che la maggior parte di questi carer si sentono depressi, in trappola e in colpa. Questi sentimenti minano la loro fiducia in se stessi nell'assistenza che stanno offrendo, accentuando così la depressione e minando ulteriormente la loro motivazione".

"Se riusciremo a fare in modo che i loro bisogni vengano affrontati, allora potremo contribuire a sostenerli a casa più a lungo possibile. Le persone coinvolte nella cura quotidiana delle persone con demenza possono individuare e comprendere più facilmente i cambiamenti comportamentali sottili, e spesso ricoprono un ruolo di gestione delle crisi, fatto che impone loro di adattarsi rapidamente al livello e alla natura del sostegno per affrontare cambiamenti comportamentali imprevisti in coloro che hanno la demenza".


Le valutazioni a casa potrebbero essere usate anche per informare meglio gli operatori sanitari sulla progressione della malattia, poichè di solito i pazienti possono vedere il loro medico di famiglia solo ogni sei mesi per essere valutati. "Analizzeremo le ricerche effettuate fino ad oggi, per comprendere in dettaglio l'impatto personale del caregiver di un paziente con demenza, in particolare quando la malattia progredisce e aumenta la necessità di ulteriore assistenza intensiva".


Lo studio esaminerà quali strumenti educativi, gruppi di sostegno e di consulenza sono disponibili a livello nazionale, individuando le migliori pratiche e opportunità di miglioramento, per sviluppare un pacchetto formativo globale con le migliori pratiche per i caregiver. Per rendere accessibili a tutti le risorse educative e di supporto, queste saranno disponibili on-line, in formato cartaceo e attraverso dei corsi.


L'obiettivo è creare un pacchetto di formazione standard per le autorità sanitarie del Regno Unito, come i medici di famiglia, le aziende ospedaliere e i dipartimenti di sanità pubblica. Esso dovrebbe contenere informazioni sulla malattia, sui servizi di assistenza locali disponibili, il supporto per i caregiver, e i consigli su come affrontare la sfida di prendersi cura di una persona cara con Alzheimer.


Il team multidisciplinare del progetto si avvale di personale di ricerca esperto del «Lincoln Institute for Health» e delle «Schools of Education, Psychology, and Health and Social Care», e sta iniziando a sviluppare forti legami informali con no-profit che si occupano di demenza e con le organizzazioni di ricerca sull'Alzheimer.

 

 

 

 

 


Fonte: Cerri Evans in University of Lincoln (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)