Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dobbiamo ottenere il massimo dalla ricerca di Alzheimer

Abbiamo scritto di recente a proposito della sfida per i servizi clinici della demenza, se l'immunoterapia per l'Alzheimer dimostrerà di avere successo. E' importante programmare il futuro, ma c'è da fare qualche pensiero e qualche piano prima di arrivare lì.


Il focus della ricerca si è spostato in modo significativo dall'Alzheimer consolidato e moderatamente grave alle fasi molto iniziali della malattia e in alcuni casi, ai momenti quando i sintomi sono molto lievi o addirittura assenti. Questa fase è chiamata Alzheimer "prodromico" o "asintomatico".


Per dei tecnocrati come noi, ovviamente, la demenza è definita come una sindrome clinica e per definizione deve avere dei sintomi. Quindi non si potrebbe parlare di demenza pre-sintomatica (che comprenderebbe tutti coloro che non hanno la demenza, tipo il club di cui siamo membri, vale a dire le persone che non si sono mai aggiudicate il ​​premio Nobel per la medicina).


Poiché l'Alzheimer è ampiamente definito in termini di deposizione cerebrale di placche amiloidi e grovigli anomali di fibre nervose (dovute alla deposizione di proteine ​​tau), questi possono certamente esserci anche in assenza di sintomi.


In alcune situazioni, probabilmente meno dell'1% del totale, l'Alzheimer è trasmesso da un gene famigliare (APP e presenilina) per i quali è disponibile il test. Dal momento che queste rare mutazioni genetiche portano alla malattia con età di insorgenza coerente all'interno della famiglia, c'è una opportunità unica di studiare lo sviluppo iniziale dei cambiamenti nel cervello, come la deposizione di amiloide. Inoltre c'è la possibilità di intervenire prima che si sviluppino i sintomi.


Ci sono due esempi principali di questo approccio. Lo studio Alzheimer’s Prevention Initiative, che si svolge a Medellin in Colombia, coinvolge circa 300 partecipanti provenienti da famiglie locali che possono essere ricondotte ad un discendente comune che aveva una rara mutazione genetica. Il secondo è lo studio DIAN TU, che sta cercando di determinare la sicurezza, la tollerabilità e l'efficacia di due terapie potenzialmente modificanti la malattia in individui portatori di una della mutazione genetiche che causano l'Alzheimer ereditato in modo dominante. Ci sono individui del Regno Unito che stanno partecipando allo studio DIAN TU al centro UCL.


E' probabile che i trattamenti modificanti la malattia saranno basati sulla loro capacità di contrastare la deposizione di amiloide nel cervello. L'amiloide viene rilevato con una tomografia ad emissione di positroni, che attualmente costa circa 1.400 £ (ndt: circa 1.640 €). Ci sono tre traccianti disponibili che utilizzano il fluoro 18 per legare le proteine, approvati dalla Food and Drug Administration nel 2012, 2013 e 2014: florbetapir (Amyvid della Eli Lilly), flutemetamol (Vizamyl della GE Healthcare) e florbetaben (Neuraceq della Piramal Imaging).


L'amiloide può essere rilevato prima che ci siano tutti i sintomi e si stanno sviluppando degli studi su persone che hanno scansioni amiloidi positive, ma non sintomi. Lo studio A4 è il primo esperimento progettato per prevenire la perdita di memoria, identificando le persone che hanno i primi cambiamenti dell'Alzheimer, ma sono asintomatici. La tau può essere rilevata con tecniche simili, ma la tecnologia è meno avanzata.


Contemporaneamente a tutta questa eccitazione nella demenza, è stato fondato nel NHS il progetto «100.000 genome». Facilitato da 13 centri medici genomici in tutta l'Inghilterra, ha obiettivi che includono l'aumento di scoperte di varianti patogene che portano a nuovi trattamenti, dispositivi e diagnostici, e l'avanzamento della pratica genomica del NHS.


Le opportunità per l'Alzheimer sono significative per identificare le persone potenzialmente a rischio, chiarire i meccanismi patologici, forse aiutare a predire chi può rispondere al trattamento, permettendoci di mirare gli interventi.


Quali sono le implicazioni per noi?

  1. Primo, abbiamo bisogno di una visione collettiva e condivisa sui diversi modi di indagare le persone nelle fasi iniziali dell'Alzheimer. Chi dovrebbe avere una scansione dell'amiloide e quando? Qui è fondamentale più lavoro, e lavoro più collaborativo tra le discipline cliniche coinvolte nelle valutazioni della memoria.
  2. Secondo, se e quando uno degli anticorpi monoclonali dimostrerà di avere effetto nel rallentare la progressione dell'Alzheimer, allora sarà uno degli eventi più significativi nella storia della demenza e dobbiamo essere pronti per questo. Per evitare sorprese dobbiamo preparare il terreno, lavorando con i colleghi di tutto il sistema e basarci sul lavoro svolto da organizzazioni come Alzheimer’s Research UK e Alzheimer’s Society. Siamo consapevoli che ci sono protocolli simili sviluppati per il funzionamento dell'anticorpo monoclonale in condizioni come l'artrite reumatoide.
  3. Terzo, dobbiamo sfruttare la potenza della genomica e in particolare il progetto «100.000 genome» per la demenza in generale, e per l'Alzheimer in particolare.


Il campo della demenza è sulla soglia del cambiamento che andrà a beneficio di persone con questa condizione, delle loro famiglie e dei caregiver. Tutti noi abbiamo la responsabilità di sfruttare al meglio le opportunità.

 

 

 


Scritto da:

  • Alistair Burns, professore di Psichiatria Geriatrica e Vice Preside della Facoltà di Medicina e Scienze Umane all'Università di Manchester. Direttore dell'International Journal of Geriatric Psychiatry e membro del comitato editoriale del British Journal of Psychiatry and International Psychogeriatrics. La sua ricerca e gli interessi clinici sono nei problemi di salute mentale degli anziani, in particolare la demenza e l'Alzheimer. Ha pubblicato oltre 300 articoli e 25 libri.
  • Professore Martin Rossor, che si è addestrato in Neurologia all'Ospedale Nazionale, Queen Square e si è impegnato nella ricerca sulla neurochimica della demenza degenerativa alla MRC Neurochemical Pharmacology Unit di Cambridge. E' direttore nazionale della ricerca nella demenza per NIHR, Direttore della NIHR Queen Square Dementia Biomedical Research Unit e Investigatore Senior di NIHR.


Pubblicato in NHS England (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)