Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Quando un genitore ha la demenza devi convivere con emozioni complesse

Assistere alla demenza in un genitore è una delle cose più difficili che dobbiamo affrontare come adulti. Vediamo i nostri ex custodi diventare dipendenti e disabili, spesso per un lungo periodo di tempo. Anche nelle prime fasi della malattia, ci confrontiamo con la vulnerabilità di una persona che un tempo vedevamo forte e potente.


Le conseguenze emotive per i figli adulti possono sembrare senza fine e travolgenti. Che siamo un caregiver diretto o no, c'è costantemente preoccupazione e assillo. Quando peggiorerà la mamma? Papà sta urlando ancora una volta all'aiutante? Quando dovremmo pensare a una struttura di cura della memoria?


Inoltre, uno degli aspetti più unici dei rapporti umani è che noi li teniamo in mente, e assumiamo che anche loro stiano pensando a noi. Quando un genitore inizia a dimenticare, una delle cose che ci si chiede è quanto tempo rimarremo nella sua mente. Dopo tutto, si suppone che siano i genitori a preoccuparsi di noi, non il contrario.


Alcune delle cose più difficili per i figli adulti che gestiscono la demenza riguardano l'equilibrio tra preoccupazione e consapevolezza che i ruoli sono cambiati. Il modo in cui le persone affrontano queste realtà dipende, almeno in parte, dalla storia della relazione con il genitore.


Gli anziani che attualmente vivono con demenza fanno parte di una generazione in cui le emozioni in genere non erano discusse. Di conseguenza, alcuni figli adulti di persone con demenza potrebbero non essersi sentiti vicini ai loro genitori, anche a casa loro dove si erano sentiti accuditi.


Forse il padre lavorava per tutto il tempo. Forse la madre era in buona fede, ma travolta nel suo ruolo di prendersi cura dei figli. I baby boomers spesso notano che, anche se i loro genitori “hanno fatto di tutto per loro”, non c'era molto spazio per trattare argomenti emotivi.


Le emozioni sono in sovrappiù quando il genitore è malato. Una chiave per far fronte ad una diagnosi di demenza è non ignorare la gamma di emozioni che arrivano. I figli adulti spesso si preoccupano quando sono risentiti della quantità di energia che serve per occuparsi del loro genitore con demenza, che sia a casa o in una struttura. Molti figli non si sentono in diritto di esprimere frustrazione o rabbia.


E a volte ci può essere una cultura della competizione tra quelli che hanno il ruolo di caregiver. È come se avessero bisogno di apparire quanto più possibile utili per tutto il tempo, per essere un Super Caregiver. Cerca di ricordare che i sentimenti negativi sono normali. Non c'è nessuno da impressionare. Se ti senti sotto pressione per ciò che gli altri stanno pensando, è probabile che tu sia troppo dura/o con te stessa/o.


È naturale che quando i nostri genitori si ammalano, può essere estremamente significativo restituire a loro. Ma le esigenze della demenza possono tassare anche i figli adulti meglio intenzionati, che spesso hanno figli propri, matrimoni, carriere e vite da badare. Qui è dove la normale preoccupazione di come sta andando un genitore può diventare tossica.


La preoccupazione può assumere una vita propria; le persone si sentono distrutte dal senso di colpa quando fanno ogni cosa con allegria. Le persone possono credere che se non sono costantemente preoccupate, non sono buoni figli per i loro genitori. Tuttavia, la realtà è che se non stai facendo nulla con soddisfazione, non puoi essere pienamente presente con il tuo genitore. Quando i figli si privano della propria vita e del proprio piacere, non solo nutrono risentimento, ma questo consuma la loro capacità di provvedere ai bisogni dei genitori.


Convivere in modo ottimale con la demenza comporta provvedere alle proprie esigenze e sentimenti senza giudizio. La frustrazione e il risentimento sono normali. Cerca di non rimanere intrappolata/o in un ciclo di caregiving in cui non pensi a nient'altro che a un genitore. Come esseri umani che formano profondo attaccamento, ci preoccupiamo e ci prendiamo cura di coloro che hanno bisogno di noi. Ma a volte, l'eccesso di preoccupazione è un tentativo di bypassare il lutto necessario di perdere un genitore.


Noi tutti vogliamo sentire che i nostri genitori ci amano più di ogni altra cosa. Le disabilità associate alla demenza sono un ricordo crudele che i nostri genitori non saranno intorno per tenerci sempre in mente e per farci sentire speciali. Questa dolorosa realtà può ritorcersi contro di noi se non le prestiamo attenzione.


La cura di sé coinvolge anche cose che già sai: fissare i limiti, chiedere aiuto, parlare con altri che ci sono già passati. Inoltre, l'esercizio fisico è il trattamento comportamentale più potente per la depressione, l'ansia e lo stress. L'importanza dell'esercizio non deve essere sottovalutata, ma è spesso la prima cosa da fare per i figli adulti occupati.


Ricorda il consiglio che ricevi ogni volta che sali su un aereo: metti prima tu la maschera dell'ossigeno, poi aiuta gli altri.

 

 

 


Fonte: Tamara McClintock Greenberg PsyD in Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)