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Solitudine: cosa dice la ricerca sugli effetti del distanziamento sociale

Mentre i governi dicono a un gran numero di persone di rimanere a casa per fermare la diffusione del coronavirus, è naturale per alcune persone avere sentimenti di solitudine, in particolare quelli che vivono da soli e possono passare giorni interi senza vedere un altro essere umano di persona.


Questo livello di isolamento sociale è certamente senza precedenti nella nostra società moderna. Ma c'è un corpo significativo di prove sull'isolamento e la solitudine che può aiutarci a capire gli effetti più ampi del distanziamento sociale, e alcune cose che possiamo fare per mitigarli.


In primo luogo, c'è ampia evidenza che mostra che una solitudine prolungata non è semplicemente equiparata con la tristezza o la depressione, ma ha implicazioni più grandi per la salute. Tra gli anziani, la solitudine aumenta il rischio di sviluppare demenza, rallenta la velocità di cammino, interferisce con la loro capacità di prendersi cura di se stessi e aumenta il rischio di malattie cardiache e ictus. La solitudine è associata anche a morte precoce.


Anche prima della pandemia coronavirus, circa un terzo delle persone che vivono nei paesi industrializzati sperimentano solitudine. I dati mostrano che la condizione non è influenzata dal reddito, dal livello di istruzione, dal sesso o dall'etnia.


Allora, che cosa possiamo fare per la solitudine? C'è un grande corpo di prove che descrive una vasta gamma di interventi di aiuto. Una revisione sistematica dimostra che l'attività fisica può contribuire a ridurre in parte i livelli di solitudine. (Anche se c'è qualche perplessità sul fatto che le persone sole semplicemente non facciano esercitano).


Gli autori si sono anche chiesti se sia l'attività fisica con altre persone a ridurre realmente la solitudine. In questo clima di distanziamento sociale, questo potrebbe significare che uscire in passeggiata con un amico (naturalmente, mantenendo la distanza di 1,5/2m prescritta) può essere un modo efficace per ridurre la solitudine.


Un'altra meta-analisi eseguita all'Università di Chicago ha esaminato una vasta gamma di interventi concreti per affrontare la solitudine. Sorprendentemente, gli interventi che prevedevano di interagire con altri, ricevere sostegno sociale o migliorare le abilità sociali, non erano i più efficaci. Invece, ciò che ha aiutato di più è stato curare una condizione chiamata 'cognizione sociale disadattiva', essenzialmente pensieri negativi sull'autostima e come gli altri ti percepiscono. Lo studio ha trovato che questo è particolarmente vero per i sentimenti di solitudine che insorgono regolarmente nel corso del tempo.


Data la nostra attuale situazione di crisi, è chiaro che non tutti coloro che si sentono soli soffrono di cognizione sociale disadattiva. Ma concentrarti su pensieri positivi su di te in modo coerente ti può aiutare a sentirti un po' meno solo.


Una terza meta-analisi condotta da ricercatori di Italia e Polonia si è concentrata sugli interventi per la solitudine degli anziani. Si è riscontrato che gli interventi che coinvolgono la tecnologia sono stati tra i modi più efficaci per ridurre la solitudine, e che anche i programmi di arte nella comunità (come corsi e spettacoli / interpretazione) erano efficaci nel ridurre la solitudine.


Nel distanziamento sociale, una valida opzione per connettersi con amici e persone care è data dalla tecnologia. Piattaforme come Zoom, FaceTime e Google Meet offrono servizi gratuiti di video-conferenza. Un'happy hour virtuale può essere un modo sorprendentemente divertente per passare un'ora.


I programmi comunitari di arte possono essere più difficili da eseguire durante la pandemia. Ma una ricerca su Google di corsi di disegno online o di musical di Broadway rivela una vasta gamma di opzioni per passare il tempo. Molti di questi servizi on-line stanno attualmente offrendo questi programmi gratuitamente. Se non aiutano ad alleviare la solitudine, possono almeno aiutare a passare il tempo.

 

 

 


Fonte: The Bronfenbrenner Center for Translational Research in Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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