Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperto meccanismo di trasferimento delle informazioni nel cervello

Dalal Haddad paperRiassunto grafico dello studio.

All'inizio del XX secolo gli scienziati hanno iniziato a registrare l'attività cerebrale usando elettrodi attaccati al cuoio capelluto. Con loro sorpresa, hanno visto che l'attività cerebrale è caratterizzata da segnali lenti e rapidi ascendenti e discendenti che sono stati successivamente chiamati 'onde cerebrali'.


Da allora, le onde cerebrali sono state studiate intensamente nel contesto del loro coinvolgimento nell'elaborazione e nella trasmissione di informazioni tra le diverse regioni del cervello. Nel cervello sano, si è osservato un cambiamento nell'intensità delle onde nel contesto di una vasta gamma di attività cognitive, come la memoria e l'apprendimento.


Inoltre, molti studi hanno dimostrato che i cambiamenti nell'intensità e nella frequenza delle onde indicano epilessia, autismo o malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer. Il morbo di Alzheimer (MA), ad esempio, è caratterizzato da una forte diminuzione dell'intensità delle onde a una certa frequenza, mentre l'epilessia è caratterizzata da un aumento molto acuto e anormale dell'intensità delle onde a una frequenza diversa.


Sappiamo ora che le onde cerebrali esprimono un'attività sincronizzata di decine di migliaia di cellule nervose (neuroni), quindi un aumento normale dell'intensità delle onde esprime l'attività sincronizzata di diversi gruppi di neuroni, che punta a trasmettere informazioni. Ma perché e in che modo queste onde contribuiscono alla corretta trasmissione di informazioni nel cervello?


Un nuovo studio condotto dal dottorando Tal Dalal del laboratorio del prof. Rafi Haddad alla Bar-Ilan University (Israele), si concentra su questa domanda chiave. Nello studio, pubblicato su Cell Reports, i ricercatori hanno alterato il livello di sincronizzazione nell'area del cervello che trasmette le informazioni. Hanno quindi esaminato come ciò influenza il trasferimento di informazioni e come lo capisce l'area del cervello che riceve le informazioni.


La ricerca si è concentrata sulle regioni cerebrali che fanno parte del sistema olfattivo, che è caratterizzato da una forte intensità delle onde cerebrali. Un tipo particolare di neuroni in questa regione è responsabile di creare l'attività sincronizzata dell'onda cerebrale. Per aumentare o ridurre la sincronizzazione, i ricercatori hanno utilizzato l'optogenetica, un metodo che consente di attivare e disattivare l'attività dei neuroni, proprio come un interruttore, proiettando luce lampeggiante sul cervello.


In questo modo si può attivare o disattivare l'attività dei neuroni sincronizzanti per esaminare in che modo la modifica dell'attività sincronizzata di molti neuroni in una regione influisce sulla trasmissione di informazioni nella regione successiva, quella che legge le informazioni.


L'area primaria ('a monte') manipolata, aumentando o diminuendo la sincronizzazione, è dove si verifica l'elaborazione iniziale nel sistema olfattivo. Da lì le informazioni sincronizzate o non sincronizzate, a seconda della manipolazione, vengono trasferite nell'area secondaria ('a valle') del sistema olfattivo, responsabile dell'elaborazione di livello superiore.


I ricercatori hanno scoperto che l'aumento della sincronizzazione dei neuroni nella regione cerebrale a monte, che trasmette le informazioni, ha portato a un significativo miglioramento della trasmissione e dell'elaborazione delle informazioni nella regione a valle. Al contrario, quando si riduceva la sincronizzazione, la rappresentazione delle informazioni nella regione a valle era compromessa.


C'è stata anche una scoperta inaspettata:

"Siamo rimasti sorpresi di scoprire che l'attivazione dei neuroni che inducono la sincronia ha causato anche una diminuzione del livello di attività complessivo nella regione a monte, quindi ci saremmo aspettati che fossero trasferite meno informazioni alla regione a valle. Ma il fatto stesso che l'uscita dalla regione a monte fosse sincronizzata, ha compensato l'attività ridotta complessiva e ha persino migliorato il trasferimento di informazioni", spiega Dalal.


I ricercatori hanno dedotto da ciò l'importanza dell'attività cerebrale sincronizzata per il trasferimento e l'elaborazione delle informazioni. Quando migliaia di neuroni sono sincronizzati, la trasmissione di informazioni nel cervello viene eseguita in modo più potente e affidabile, rispetto a una situazione in cui l'attività è asincrona e ogni neurone opera in modo indipendente dal gruppo.


Dalal afferma che questo può essere paragonato a una dimostrazione di decine di migliaia di persone in una piazza pubblica rispetto ai manifestanti sparsi in luoghi diversi. Il potere dell'attività condivisa e sincronizzata è immenso rispetto all'attività indipendente e non sincronizzata.


Questa scoperta può spiegare perché una diminuzione dell'attività sincronizzata, che esprime una diminuzione dell'intensità delle onde cerebrali, può comportare un deterioramento cognitivo nelle malattie neurodegenerative come il MA.


"Ad oggi, gli studi hanno mostrato una correlazione tra sincronicità ridotta e malattia neurodegenerativa, ma non hanno mostrato perché e come accade", afferma Dalal. "Nel nostro studio abbiamo dimostrato che la sincronizzazione contribuisce alla trasmissione e all'elaborazione delle informazioni nel cervello, e questo potrebbe essere il motivo per cui alla fine vediamo una compromissione cognitiva nei pazienti".


Lo studio di Dalal e del prof. Haddad offre nuove opzioni per il trattamento delle malattie neurodegenerative: è possibile che l'attività cerebrale anormale possa essere corretta in futuro attraverso una stimolazione specifica di alcuni neuroni, come i lampi di luce usati per la manipolazione in questo studio, per ripristinare la sincronizzazione al livello richiesto per l'attività cerebrale normale.

 

 

 


Fonte: Bar-Ilan University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Tal Dalal, Rafi Haddad. Upstream γ-synchronization enhances odor processing in downstream neurons. Cell Reports, 19 Apr 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)