Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Pressione ideale può rimodellare i percorsi di pulizia cerebrale legati alla demenza

Una ricerca preliminare presentata all'International Stroke Conference 2023 (Dallas 8-10/2) dell'American Stroke Association, basata su valutazioni di scansioni MRI, ha trovato nelle persone che hanno ricevuto un trattamento più intenso per l'ipertensione un cambiamento positivo delle strutture del cervello coinvolte nella sua capacità di eliminare tossine e altri sottoprodotti.


Lo studio è il primo a esaminare se il trattamento intensivo della pressione sanguigna può rallentare o invertire i cambiamenti strutturali correlati al volume degli spazi perivascolari del cervello, le aree attorno ai vasi sanguigni coinvolte nell'eliminazione delle tossine e di altri sottoprodotti.


Queste aree tendono ad allargarsi man mano che le persone invecchiano o che hanno più fattori di rischio cardiovascolare. Kyle Kern MD/MS, primo autore dello studio e ricercatore clinico nel settore ictus intramurale del National Institute of Neurological Disorders and Stroke di Bethesda nel Maryland, ha affermato:

"Se il cervello non riesce ad eliminare adeguatamente le tossine e i sottoprodotti metabolici, questi si accumulano e potrebbero contribuire allo sviluppo della demenza.

“Alcune ricerche hanno proposto che le pulsazioni delle arterie cerebrali, con ogni battito cardiaco, aiutano a guidare l'aliminazione di questi sottoprodotti cerebrali tossici negli spazi perivascolari.

"Tuttavia, l'ipertensione nel lungo termine irrigidisce le arterie, compromettendone la funzione e la capacità di eliminare le tossine, con conseguente ingrandimento degli spazi perivascolari".


I ricercatori hanno analizzato le scansioni a risonanza magnetica (MRI) cerebrale di 658 partecipanti (età media 67 anni, 60% donne) del sottostudio SPRINT-MIND MRI. L'esperimento è iniziato nel 2010 e l'ultima scansione MRI è stata eseguita in luglio 2016. Tutti i partecipanti avevano la pressione alta ma a nessuno era stato precedentemente diagnosticato il diabete (tipo 1 o 2), la demenza o l'ictus.


Dopo un periodo di esame medio di 3,9 anni, 243 persone nel gruppo di trattamento intensivo (obiettivo della pressione arteriosa sistolica di 120 mm Hg) e 199 persone nel braccio di trattamento standard (obiettivo 140 mm Hg) hanno avuto scansioni MRI pre e post trattamento che sono state analizzate per rilevare la percentuale di tessuto cerebrale costituito da spazi perivascolari.


I partecipanti sono stati sottoposti a MRI in 7 siti degli Stati Uniti: Università dell'Alabama di Birmingham, Università di Boston, Università di Vanderbilt, Wake Forest University, Università di Miami, Università della Pennsylvania e Case Western Reserve University.


Nelle scansioni MRI acquisite all'inizio dello studio, la percentuale di tessuto cerebrale occupato da spazi perivascolari era più alta nei pazienti più anziani e che avevano un volume maggiore di iperintensità di materia bianca (aree di maggiore luminosità su una scansione MRI che sono i marcatori più consolidati di danno ai capillari del cervello). Questi pazienti avevano anche più atrofia cerebrale, un altro marcatore di invecchiamento e di declino della salute del cervello.


Dopo aver aggiustato i dati per l'età e il sesso dei partecipanti e per il sito di esecuzione della MRI, l'analisi ha trovato:

  • All'inizio dello studio, il volume degli spazi perivascolari era simile tra i partecipanti di entrambi i gruppi di trattamento della pressione sanguigna.
  • Dopo quasi 4 anni di trattamento dell'ipertensione, il volume di spazi perivascolari era diminuito significativamente nel gruppo di trattamento intensivo ma non è cambiato nel gruppo di trattamento standard.


“Ricerche precedenti avevano confermato che un controllo efficace della pressione sanguigna è importante per la salute del cervello. I nostri risultati di analisi secondaria dello SPRINT-MIND MRI suggeriscono che il controllo intensivo della pressione sanguigna può essere utile, perché riduce il danno al percorso di eliminazione di tossine e sottoprodotti del cervello", ha affermato Kern.


Mentre lo studio SPRINT-MIND MRI originale ha dimostrato che un controllo intenso della pressione arteriosa può rallentare l'accumulo di iperintensità della materia bianca, questo sottostudio ha scoperto che può contribuire a invertire gli effetti della pressione alta sugli spazi perivascolari.


"Questi risultati suggeriscono anche che gli spazi perivascolari sono più dinamici e sono necessarie ulteriori ricerche per determinare la relazione tra il cambiamento di spazio perivascolare e la progressione delle iperintensità della materia bianca", ha affermato Kern.


Lo studio è limitato ai dati disponibili e all'ambito delle conoscenze nella loro interpretazione. Ciò include non essere in grado di determinare se il cambiamento negli spazi perivascolari migliora la capacità di pensiero o se è un sottoprodotto del trattamento della pressione sanguigna che non ha alcuna relazione causa-effetto sulla cognizione o sul declino cognitivo.


“Il prossimo passo è determinare come gli spazi perivascolari si legano alla cognizione e al declino cognitivo nello studio SPRINT-MIND. Tale sperimentazione includeva valutazioni di alta qualità delle funzioni cognitive in più punti temporali e le prossime indagini dell'esperimento descriveranno come gli spazi perivascolari possono legarsi all'effetto del controllo intensivo della pressione arteriosa sul declino cognitivo", ha concluso Kern.

 

 

 


Fonte: American Heart Association (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: American Stroke Association International Stroke Conference 2023, Abstract 55

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)