Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Frequenti 'tiri di testa' nel calcio possono lesionare il cervello e provocare danni cognitivi

Utilizzando tecniche di scansione avanzate e test cognitivi, i ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University e del Montefiore Medical Center, l'University Hospital and academic medical center for Einstein, hanno dimostrato che colpire un pallone da calcio più volte con la testa aumenta il rischio di lesioni cerebrali e deficit cognitivo.

La porzione di scansione con i risultati è stata recentemente presentata al meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA) a Chicago.

I ricercatori hanno utilizzato l'imaging con tensore di diffusione (DTI), una tecnica di scansione avanzata basata sulla risonanza magnetica, su 38 calciatori dilettanti (età media: 30,8 anni) che avevano giocato lo sport fin dall'infanzia. Sono stati invitati a ricordare il numero di volte che hanno colpito di testa la palla (deliberatamente o per rimbalzo) nell'anno passato. I ricercatori hanno classificato i giocatori in base alla frequenza dei colpi di testa e hanno poi confrontato le immagini del cervello dei colpitori più frequenti con quelle degli altri giocatori. Hanno trovato che i maggiori colpitori di testa hanno mostrato lesioni al cervello simili a quelle osservate nei pazienti con commozione cerebrale, nota anche come lesione cerebrale traumatica lieve (traumatic brain injury - TBI).

I risultati sono molto preoccupanti, in quanto il calcio è lo sport più popolare al mondo, con crescente popolarità negli Stati Uniti, soprattutto tra i bambini. Dei 18 milioni di americani che giocano a calcio, il 78 per cento è di età inferiore ai diciotto anni. I palloni da calcio viaggiano a velocità fino a 50 km all'ora durante il gioco ricreativo, e più del doppio durante quello professionale.

Dopo aver confermato l'impatto potenzialmente dannoso delle testate frequenti, "il nostro obiettivo era quello di determinare se c'è un livello di soglia per il numero colpi di testa che, una volta superato, provoca danni cerebrali rilevabili", ha detto l'autore Michael Lipton, MD, Ph.D., direttore associato del Centro di ricerca Gruss sulla Risonanza Magnetica dell'Einstein e direttore medico dei servizi di risonanza magnetica al Montefiore. Ulteriori analisi hanno rivelato un livello di soglia di circa 1.000/1.500 testate all'anno. Nei giocatori dello studio che avevano superato quel numero, i ricercatori hanno osservato lesioni significative.


L'immagine con tensore a diffusione mostra le fibre di materia bianca (in blu) danneggiata dalle pallonate di testa, che essendo parte essenziale del calcio, è improbabile possano essere eliminate in allenamento o in partita. (Credit: Image courtesy of Albert Einstein College of Medicine)

 

"Questi due studi presentano prove convincenti che il danno cerebrale e disturbi cognitivi possono derivare da colpire di testa un pallone da calcio con alta frequenza" dice Michael L. Lipton, MD, Ph.D. "Mentre colpire la palla 1.000 / 1.500 volte l'anno può sembrare molto per coloro che non partecipano a questo sport, bisogna considerare che questo equivale solo a un paio di colpi al giorno per un giocatore normale", ha osservato il dottor Lipton, che è anche professore associato di radiologia, di psichiatria e scienze comportamentali del Dipartimento di Neuroscienze Dominick P. Purpura all'Einstein. "Colpire con la testa un pallone da calcio non produce un impatto di una grandezza tale da lacerare le fibre nervose nel cervello", ha detto il Dott. Lipton. "Ma farlo in modo ripetitivo può innescare una cascata di reazioni che possono portare alla degenerazione delle cellule cerebrali".

I ricercatori hanno identificato cinque aree, nel lobo frontale (dietro la fronte) e nella regione temporo-occipitale (la parte inferiore-posteriore) del cervello che sono colpite da frequenti colpi di testa - le aree che sono responsabili di attenzione, memoria, funzioni esecutive e funzioni visive di ordine superiore. In uno studio correlato, il Dott. Lipton con il collega Molly Zimmerman, Ph.D., professore assistente al Dipartimento di Neurologia R. Saul Korey all'Einstein, ha dato agli stessi 38 giocatori dilettanti di calcio dei test volti a valutare le loro funzioni neuropsicologiche. I giocatori con la più alta frequenza annuale di colpi di testa hanno ottenuto risultati peggiori nei test di memoria verbale e nella velocità psicomotoria (attività che richiedono coordinazione mente-corpo, come lanciare una palla) rispetto ai loro pari.

Il Dott. Lipton ha detto che "questi risultati dovrebbero essere presi in considerazione nella pianificazione di future ricerche per studiare modi di proteggere i giocatori di calcio". Poichè sembra esserci un numero di testate sicuro, ulteriori ricerche possono aiutare a perfezionare questo numero, che può poi essere utilizzato per stabilire le linee guida per lo sport. Come in altri sport, la frequenza delle azioni potenzialmente dannose, in allenamento e in partita, potrebbe essere controllata e limitata in base a soglie di esposizione sicure e confermate.

"In passato, lanciatori della Little League Baseball hanno riportato lesioni alla spalla ad un tasso allarmante," osserva il Dott. Lipton. "Ma ricerche continue hanno contribuito a formare degli approcci diversi, compresi i limiti sulla quantità di lanci che un bambino compie, che hanno sensibilmente ridotto l'incidenza di queste lesioni".

"Lesioni cerebrali nei bambini a causa dei colpi di testa, se confermate, devono essere impedite, perché la perdita non sarà immediata e può essere facilmente attribuibile ad altre cause come ADHD o disabilità di apprendimento", ha continuato il Dott. Lipton. "Tutti noi, incluse le agenzie che presidiano e incoraggiano il gioco del calcio, abbiamo bisogno di fare ulteriori ricerche per definire con precisione l'impatto di eccessivi colpi di testa sui bambini e gli adulti al fine di sviluppare i parametri entro i quali giocare a calcio sarà sicuro nel lungo termine".

Oltre ai Drs. Lipton and Zimmerman, altri autori di questi studi includono Namhee Kim, Ph.D., Richard Lipton, MD, Edwin Gulko, MD, e Craig Branch, Ph.D., tutti dell'Einstein, e Walter Stewart, Ph.D., del Geisinger Health System.

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

 


Fonte: Materiale del Albert Einstein College of Medicine.

Pubblicato in ScienceDaily il 29 novembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)