Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il ruolo nascosto dell'inquinamento atmosferico nel declino cognitivo

L'inquinamento atmosferico è spesso visto come un pericolo e una minaccia per la salute respiratoria all'aperto. Ora, una ricerca emergente mostra che l'inquinamento atmosferico può influire anche sulla salute del nostro cervello.

AirPollution Cognition by Aretz et alIl particolato fine può entrare attraverso il flusso sanguigno (systemic route) o il nervo olfattivo (olfactory route), attraversando la barriera emato-encefalica e causando effetti infiammatori locali nel cervello. Il particolato fine può anche indurre un'infiammazione sistemica, portando a menomazioni nel cervello.

Il particolato fine, noto come PM2.5, è una miscela complessa di molte sostanze chimiche che possono essere inalate in profondità nei polmoni. Mentre l'esposizione al PM2.5 è da tempo legata al danno tissutale e all'infiammazione nel polmone, sta ora attirando l'attenzione il suo ruolo nel declino cognitivo.


In un recente studio di popolazione pubblicato su Alzheimer's & Dementia, ricercatori delle università di Rostock, Bonn e Lussemburgo hanno scoperto un legame potenziale: l'infiammazione sistemica, guidata da un aumento dei monociti - un tipo di globuli bianchi - può essere un mediatore chiave nel modo in cui l'esposizione al PM2.5 contribuisce alla compromissione cognitiva.

 

Particolato fine e il suo impatto sulla salute del cervello

Il PM2.5 è formato da particelle diffuse nell'aria abbastanza piccole da entrare nei polmoni e persino nel flusso sanguigno, presentano rischi significativi per la salute. L'esposizione a lungo termine è stata collegata a malattie neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson, con il risultato che l'inquinamento atmosferico è stato elencato come uno dei fattori di rischio modificabili nel recente rapporto della Commissione Lancet su prevenzione, intervento e cura della demenza. Tuttavia, i meccanismi attraverso i quali il PM2.5 colpisce la funzione cognitiva sono ancora poco chiari.


Mentre la maggior parte degli studi sul declino cognitivo si concentra sugli anziani, ci sono prove crescenti che l'esposizione cronica di basso livello al PM2.5 può colpire anche gli adulti più giovani. Studiare questi effetti su una demografia più ampia può rivelare come l'esposizione in gioventù e in mezza età contribuisce ad esiti cognitivi a lungo termine.


Per esplorare questo, i ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 66.000 partecipanti alla coorte Dutch Lifelines. Combinando l'analisi del sangue dei partecipanti adulti e i test cognitivi per un periodo di 10 anni (2006-2015) con i dati sull'inquinamento dell'aria nel loro indirizzo di residenza del progetto Elapse, hanno scoperto nuove informazioni sui meccanismi alla base dell'effetto dell'esposizione PM2.5 sulla salute del cervello.

 

Il ruolo dei globuli bianchi nella compromissione cognitiva

I ricercatori hanno scoperto che l'esposizione al PM2.5 è correlata a un declino del tempo di elaborazione cognitiva (CPT, cognitive processing time), una misura della rapidità con cui il cervello può rispondere agli stimoli. Da notare che un aumento della conta dei globuli bianchi, in particolare i monociti, il più grande sottotipo coinvolto nelle risposte immunitarie, ha mediato una parte significativa di questo effetto.


"L'infiammazione sistemica può fungere da intermediario cruciale, collegando l'esposizione al PM2.5 alla funzione cognitiva compromessa", spiega il dott. Benjamin Aretz, ricercatore all'ospedale universitario di Bonn e primo autore dello studio, il primo su larga scala a legare direttamente i cambiamenti nel numero di globuli bianchi agli effetti cognitivi del particolato fine.

 

Infiammazione: il collegamento mancante?

Mentre il PM2.5 può influenzare direttamente sul cervello attraversando la barriera emato-encefalica e innescando l'infiammazione locale, questo studio evidenzia l'infiammazione sistemica più ampia dall'esposizione.


"Ipotizziamo che il numero di globuli bianchi aumenti in risposta agli inquinanti", dettaglia il Prof. Gabriele Doblhammer, leader del gruppo alla DZNE di Rostock. “L'infiammazione ha già dimostrato di avere un ruolo importante nello sviluppo delle malattie neurodegenerative. Pertanto, l'infiammazione che vediamo in risposta all'inquinamento dell'aria può interrompere le funzioni immunitarie nel cervello, compromettendo così indirettamente la salute cognitiva".

 

Comprendere i meccanismi per sviluppare azioni preventive

Con l'invecchiamento delle popolazioni e l'aumento dell'urbanizzazione, comprendere e affrontare il ruolo dell'inquinamento atmosferico nelle malattie neurodegenerative sarà più importante che mai.


"Data la forte correlazione tra inquinamento atmosferico e deficit cognitivi, sono essenziali ulteriori studi per individuare quali inquinanti e meccanismi cellulari mediano questo effetto", conclude il Prof. Michael Heneka, direttore del Luxembourg Center for Systems Biomedicine dell'Università del Lussemburgo, autore senior dello studio.


Tali marcatori potrebbero informare le future politiche di sanità pubblica volte a mitigare i rischi per la salute del cervello posti dall'esposizione a lungo termine al PM2.5.

 

 

 


Fonte: University of Luxembourg (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: B Aretz, G Doblhammer, MT Heneka. The role of leukocytes in cognitive impairment due to long-term exposure to fine particulate matter: A large population-based mediation analysis. Alz&Dem, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.