Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Trattare subito le lesioni cerebrali traumatiche per ridurre il rischio di Alzheimer

brain mriImage by Case Western Reserve University

Secondo una nuova ricerca eseguita alla Case Western Reserve University di Cleveland (Ohio/USA), ricevere cure entro una settimana da un grave trauma cranico può ridurre fino al 41% il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA). I ricercatori suggeriscono che i risultati potrebbero cambiare il modo in cui i pronto soccorso e gli ospedali trattano le lesioni cerebrali traumatiche.


La lesione cerebrale traumatica (TBI) è considerata una 'epidemia silenziosa', un grave problema di salute pubblica che colpisce ogni anno 69 milioni di persone in tutto il mondo (> Journal of Neurosurgery). Il trauma cranico si verifica quando il cervello è danneggiato da qualche tipo di forza fisica, come un incidente stradale o un infortunio sportivo. Il personale militare spesso subisce un trauma cranico in combattimento. È stato dimostrato che le persone che soffrono di lesioni cerebrali hanno maggiori probabilità di sviluppare il MA più avanti nella vita a causa della prolungata infiammazione del cervello che danneggia le cellule cerebrali nel tempo.


Ma nello studio pubblicato nel Journal of Alzheimer’s Disease i ricercatori della Case Western hanno scoperto che il trattamento entro una settimana da una lesione cerebrale riduce significativamente il rischio di MA e di altri disturbi cognitivi. Hanno analizzato le cartelle cliniche di oltre 100 milioni di pazienti USA in diversi sistemi sanitari e hanno identificato 37.000 persone tra 50 e 90 anni di età che avevano subito lesioni cerebrali moderate o gravi. Quelli che hanno ricevuto il trattamento entro una settimana avevano un rischio inferiore del 41% di sviluppare il MA a 3 anni e il 30% in meno a 5 anni rispetto a coloro che avevano ricevuto un trattamento ritardato.


"La nostra analisi mostra che agire rapidamente è importante a lungo termine", ha affermato Austin Kennemer, primo autore e studente di terzo anno di medicina alla Case Western.


La neuroriabilitazione comprende terapia fisica e occupazionale, riabilitazione cognitiva e logopedia. Questo trattamento sfrutta la capacità del cervello di formare nuove connessioni e di riorganizzarsi per tutta la vita, che tu abbia 5 o 95 anni. Studi condotti dai National Institutes of Health indicano che i pazienti che ricevono neuroriabilitazione durante il ricovero per un trauma cranico si sono ritrovati con livelli cognitivi significativamente più alti una volta dimessi, rispetto a quelli che non hanno ricevuto il trattamento di neuroriabilitazione.


La ricerca è stata co-guidata da Kennemer e Zhenxiang Gao, professore assistente di ricerca, e supervisionata da Rong Xu, prof.ssa di informatica biomedica e direttrice del Centro per l’AI nella scoperta di farmaci dell'università. La Xu ha istituito un gruppo di ricerca multidisciplinare di studenti di medicina, scienziati dei dati e medici per la ricerca sugli esiti sanitari nel mondo reale, la scoperta di farmaci e la politica sanitaria. Lei e il suo team stanno ora studiando come influiscono i tempi della neuroriabilitazione dopo il trauma cranico sul rischio di altri disturbi neurodegenerativi come il morbo di Parkinson.


“Per i milioni di persone che subiscono lesioni alla testa ogni anno”, ha detto la Xu, “il messaggio è chiaro: ricevere un trattamento immediato potrebbe proteggere la loro mente per i decenni a venire”.

 

 

 


Fonte: Case Western Reserve University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: AA Kennemer, [+3], R Xu. Timing of neurorehabilitation and subsequent Alzheimer’s disease risk ... J Alz Dis, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

[Greg O'Brien] Scoprire la grazia dell'imperfezione: apprezzare la l…

11.11.2025 | Voci della malattia

"Scrivi in ​​modo forte e chiaro ciò che fa male" (attribuito a Ernest Hemingway)

<...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)