Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Iperattività mentale può spiegare vari sintomi di depressione

La maggior parte di noi sa cosa significa quando si dice che qualcuno è depresso. Ma in genere, la vera depressione clinica porta con sé una serie di altri sintomi, che possono includere ansia, scarsa attenzione e concentrazione, problemi di memoria e disturbi del sonno.

Tradizionalmente, i ricercatori della depressione hanno cercato di identificare le singole aree cerebrali responsabili di causare questi sintomi. Ma la combinazione di così tanti sintomi, ha suggerito ai ricercatori dell'UCLA che i diversi sintomi della depressione possono essere collegati ad un malfunzionamento che coinvolge le reti del cervello - le connessioni che collegano differenti regioni del cervello.


Ora, per la prima volta, i ricercatori dell'UCLA hanno dimostrato che le persone affette da depressione hanno più connessioni nella maggior parte delle aree del cervello. Infatti, il loro cervello è ampiamente iperconnesso. Il rapporto, pubblicato questa settimana sulla rivista online PLoS One, getta nuova luce sulla disfunzione cerebrale che provoca la depressione e la sua vasta gamma di sintomi.


"Il cervello deve essere in grado di regolare i suoi collegamenti per funzionare correttamente", ha detto l'autore principale dello studio, il dottor Andrew Leuchter, professore di psichiatria all'Istituto Semel di Neuroscienze e Comportamento Umano dell'UCLA. "Il cervello deve essere in grado prima di sincronizzare e poi desincronizzare diverse zone, al fine di reagire, regolare l'umore, imparare e risolvere i problemi". Il cervello depresso, dice Leuchter, mantiene la sua capacità di formare connessioni funzionali, ma perde la capacità di spegnere queste connessioni. "Questa incapacità di controllare il modo in cui le aree del cervello lavorano insieme può contribuire a spiegare alcuni dei sintomi nella depressione", ha detto.


Nello studio, il più grande nel suo genere, i ricercatori hanno studiato le connessioni funzionali del cervello in 121 adulti con diagnosi di disturbo depressivo grave, o MDD. Hanno misurato la sincronizzazione dei segnali elettrici del cervello - onde cerebrali - per studiare le reti tra le differenti regioni del cervello. Mentre alcuni studi precedenti hanno accennato a modelli anormali di connessioni in MDD, il team UCLA ha utilizzato un nuovo metodo chiamato "analisi pesata della rete" per esaminare le connessioni cerebrali complessive. Hanno scoperto che i soggetti depressi mostrano un aumento di sincronizzazione su tutte le frequenze dell'attività elettrica, indicando una disfunzione in molte reti cerebrali diverse.


Il ritmo cerebrale in alcune di queste reti regola il rilascio di serotonina e altre sostanze chimiche cerebrali che aiutano a controllare l'umore, ha detto Leuchter, che è anche direttore del Laboratory of Brain, Behavior, and Pharmacology dell'UCLA e presidente del Senato Accademico dell'UCLA. "L'area del cervello che ha mostrato il maggior grado di connessioni anomale è stata la corteccia prefrontale, che è fortemente coinvolta nella regolazione dell'umore e nella soluzione dei problemi", ha detto.  

"Quando i sistemi cerebrali perdono la flessibilità nel controllare le connessioni, potrebbero non essere in grado di adattarsi al cambiamento. Quindi la questione importante è: in che misura i ritmi anomali guidano la chimica anormale del cervello che vediamo nella depressione? Sappiamo da tempo che i farmaci antidepressivi alterano i ritmi elettrici del cervello allo stesso tempo in cui i livelli di sostanze chimiche del cervello, come la serotonina, stanno cambiando. E' possibile che un effetto primario del trattamento antidepressivo sia 'riparare' i collegamenti elettrici del cervello e che normalizzare la connettività cerebrale è un passo fondamentale nel recupero dalla depressione. Questo sarà il passo successivo nella nostra ricerca".


Altri autori dello studio includono il Dott. Ian A. Cook, Aimee M. Hunter, Chaochao Cai e Steve Horvath, tutti dell'UCLA. I finanziamenti per lo studio sono arrivati dal National Institutes of Health, dai Lilly Research Laboratories e da Pfizer Pharmaceuticals.

 

 

 

 

*************************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

************************
Fonte: Materiale della University of California - Los Angeles.

Riferimento: Eric L. Abhold, Alan Kiang, Elham Rahimy, Selena Z. Kuo, Jessica Wang-Rodriguez, Jay Patrick Lopez, Katherine J. Blair, Michael Andrew Yu, Martin Haas, Kevin T. Brumund, Xabier Altuna, Andrew Patel, Robert A. Weisman, Weg M. Ongkeko. EGFR Kinase Promotes Acquisition of Stem Cell-Like Properties: A Potential Therapeutic Target in Head and Neck Squamous Cell Carcinoma Stem Cells. PLoS ONE, 2012; 7 (2): e32459 DOI: 10.1371/journal.pone.0032459.

Pubblicato in ScienceDaily il 27 Febbraio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)