Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perchè noi umani apprendiamo più velocemente degli animali

La plasticità del cervello, e la sua capacità di adattarsi alle nuove situazioni, non funzionano nel modo in cui si pensava finora, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Cell.


Le teorie precedenti si basavano su animali da laboratorio, ma ora i ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia hanno studiato il cervello umano.


I risultati dimostrano che un tipo di cellula di supporto, gli oligodendrociti, che ha un ruolo importante nella comunicazione cellulare del sistema nervoso, è più sofisticato nell'uomo che nei ratti e topi, un fatto che può contribuire alla maggiore plasticità del cervello umano.


Il processo di apprendimento si svolge in parte attraverso la creazione di nuove connessioni nel cervello da parte delle cellule nervose, che sono quindi indispensabili per memorizzare le nuove conoscenze. Ma è anche importante che gli impulsi nervosi viaggino ad alta velocità e un materiale speciale chiamato mielina ha un ruolo fondamentale in questo processo.


La mielina funge da strato isolante intorno alle fibre nervose (gli assoni), e grandi quantità di mielina accelerano gli impulsi nervosi e migliorano questa funzione. Quando impariamo qualcosa di nuovo, aumenta la produzione di mielina nella parte del cervello dove avviene l'apprendimento. Questa interazione, per cui lo sviluppo del cervello è guidato dalle richieste che gli vengono imposte, è ciò che noi oggi conosciamo come «plasticità cerebrale».


La mielina è costituita da cellule chiamate oligodendrociti. Da alcuni anni c'è un notevole interesse per gli oligodendrociti e sono stati condotti numerosi studi su topi e ratti. Questi studi hanno dimostrato che, quando le cellule nervose degli animali da laboratorio hanno bisogno di più mielina, vengono sostituiti gli oligodendrociti. I ricercatori hanno quindi supposto che lo stesso valga anche nell'uomo.


I ricercatori del Karolinska Institutet e i loro collaboratori internazionali hanno dimostrato che questo non è vero. Negli esseri umani, la generazione degli oligodendrociti è molto bassa, ma nonostante questo, la produzione di mielina può essere modulata ed aumentata quando necessario. In altre parole, il cervello umano sembra essere già pronto, mentre per topi e ratti, l'aumento della produzione di mielina si basa sulla generazione di nuovi oligodendrociti.

Può essere rilevante perché:

E' un esempio, davvero eclatante, che non sempre quello che la ricerca scopre nei topi, poi è valido nell'uomo. 


Diversi farmaci o terapie per l'Alzheimer, che avevano avuto risultati positivi nei topi, hanno miseramente fallito quando sono stati applicati all'uomo.


Nello studio in questione, i ricercatori hanno studiato il cervello di 55 persone decedute nella fascia di età da meno di 1 anno ai 92 anni. Sono riusciti a stabilire che alla nascita la maggior parte degli oligodendrociti sono immaturi.


Essi maturano successivamente ad un ritmo rapido fino ai cinque anni, quando la maggior parte hanno raggiunto la maturità. Dopo di che il tasso di sostituzione è molto basso. Solo un oligodendrocite ogni 300 viene sostituito ogni anno, il che significa che ci teniamo la maggior parte di queste cellule per tutta la vita.


Questo è stato evidente quando i ricercatori hanno datato al carbonio le cellule delle persone defunte. I livelli di isotopi di carbonio-14 hanno subito un forte aumento nell'atmosfera dopo i test nucleari durante la Guerra Fredda, e ci hanno fornito una marcatura della data nelle cellule. Studiando i livelli di carbonio-14 negli oligodendrociti, i ricercatori sono riusciti a determinare la loro età.


"Siamo rimasti sorpresi da questa scoperta. Negli esseri umani, gli oligodendrociti esistenti modulano la produzione di mielina, invece di sostituire le cellule come nei topi. Probabilmente è ciò che ci permette di adattarci e imparare più velocemente. La produzione di mielina è di vitale importanza in diverse patologie neurologiche, come la SM. Ora abbiamo nuove conoscenze di base da sviluppare", dice Jonas Frisén, PhD, professore di ricerca sulle cellule staminali al Dipartimento di Biologia Cellulare e Molecolare del Karolinska Institutet.

 

 

 

 

 


Fonte: Karolinska Institutet via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Maggie S.Y. Yeung, Sofia Zdunek, Olaf Bergmann, Samuel Bernard, Mehran Salehpour, Kanar Alkass, Shira Perl, John Tisdale, Göran Possnert, Lou Brundin, Henrik Druid, Jonas Frisén. Dynamics of Oligodendrocyte Generation and Myelination in the Human Brain. Cell, 2014; 159 (4): 766 DOI: 10.1016/j.cell.2014.10.011

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)