Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dare sostegno agli altri, più che riceverlo, è utile per la nostra salute mentale

Il sostegno sociale ha benefici ben conosciuti per la salute fisica e mentale.


Ma darlo, più che riceverlo, può avere effetti positivi unici su delle aree cruciali del cervello coinvolte nella risposta allo stress e nella ricompensa, secondo uno studio apparso su Psychosomatic Medicine: Journal of Biobehavioral Medicine.


"Queste scoperte rafforzano la letteratura emergente che suggerisce che dare supporto è un contributore trascurato al beneficio che il sostegno sociale può dare alla salute", secondo il rapporto, i cui primi ricercatori erano Tristen Inagaki PhD dell'Università di Pittsburgh e Naomi Eisenberger PhD della University of California di Los Angeles.

 

Quando si tratta di sostenere, dare può essere ancora meglio che ricevere

La ricerca comprendeva 36 soggetti partecipanti ad uno studio più ampio sui "meccanismi neurali" del sostegno sociale; in altre parole, sui cambiamenti all'interno del cervello che possono spiegare la riduzione dello stress e altri effetti salutari del sostegno.


I partecipanti hanno dichiarato se hanno dato o ricevuto sostegno: ad esempio avere "qualcuno su cui appoggiarsi" o "cercare i modi per rallegrare le persone" quando si sentono giù. In linea con gli studi precedenti, "Sia ricevere che dare maggiore sostegno si collegano a meno esiti psicosociali negativi autoriferiti", scrivono i Dott. Inagaki, Eisenberger con i colleghi.


I ricercatori hanno poi eseguito una serie di attività di neuroscansione per esplorare come le aree del cervello coinvolte nelle attività collegate a stress, ricompensa e caregiving sono influenzate dal dare o ricevere sostegno sociale. Gli studi hanno usato la risonanza magnetica funzionale (fMRI), che può mostrare l'attivazione di specifiche aree cerebrali in risposta a diversi tipi di attività.


In tutte e tre le aree studiate, le scansioni fMRI hanno mostrato un'attivazione cerebrale che si correlava alle differenze individuali nel dare sostegno, ma non a riceverlo. Ad esempio, nel fare un compito di matematica mentale stressante, i partecipanti che hanno riferito di dare il massimo supporto avevano una ridotta attivazione nelle aree cerebrali legate alla risposta allo stress. Al contrario, ricevere molto sostegno si correla all'attivazione nelle aree legate allo stress.


Dare più sostegno è legato anche alla maggiore attività in una zona del cervello che fa parte del sistema di ricompensa, nel corso di un compito "affiliativo", in cui i soggetti guardano le immagini dei propri cari; e pure durante un compito "prosociale", in cui i soggetti avevano la possibilità di vincere soldi per chi ne aveva bisogno.

Può essere rilevante perché:

Dare sostegno è quello che fanno tutti i caregiver e, in linea di massima, i volontari.


I risultati mettono in discussione l'idea convenzionale che i benefici alla salute derivanti dal sostegno sociale riflettano principalmente il supporto ricevuto. "A livello del cervello, solo il sostegno dato si è associato a risultati positivi", secondo gli autori. Essi credono che dare supporto potrebbe migliorare la salute "riducendo l'attività nelle aree collegate allo stress e alle minacce, durante le esperienze stressanti".


Dare supporto potrebbe evitare gli effetti nocivi provocati a volte dal riceverlo; ad esempio se non corrisponde alle preferenze della persona o se lo lascia con un senso di debito. "Dare supporto, invece, permette ad un individuo di controllare quando e come viene dato il supporto ... [e] può risultare più efficace nel ridurre lo stress", scrivono i ricercatori.


Nel loro insieme, i risultati sono coerenti con i benefici sanitari generali provocati dal sostegno sociale sulla salute mentale e fisica, ma suggerire anche che dare sostegno può essere importante almeno tanto quanto riceverlo. I Dott. Inagaki, Eisenberger e i colleghi concludono che "capire in pieno come e perché i legami sociali sono così importanti per il benessere richiede di considerare sia il supporto ricevuto che quello dato".

 

 

 


Fonte: Wolters Kluwer Health (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Tristen K. Inagaki, Kate E. Bryne Haltom, Shosuke Suzuki, Ivana Jevtic, Erica Hornstein, Julienne E. Bower, Naomi I. Eisenberger. The Neurobiology of Giving Versus Receiving Support. Psychosomatic Medicine, 2016; 1 DOI: 10.1097/PSY.0000000000000302

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)