Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Stare seduti per lunghe ore provoca il 4% dei decessi prematuri nel mondo



Stare seduti per lunghe ore provoca il 4% dei decessi nel mondoOgni anno le persone entrano nel mese di Settembre con una serie di proponimenti.


Due di questi buoni propositi tendono ad essere l'esercizio fisico e non passare così tanto tempo sul divano.


Il 31% della popolazione mondiale non rispetta le attuali raccomandazioni per l'attività fisica, in base a diversi studi pubblicati nel 2012 dalla rivista The Lancet.


Inoltre, la mancanza di esercizio fisico è associata a gravi malattie non trasmissibili e a morti precoci per qualsiasi causa: l'inattività è il colpevole che sta dietro il 6/9% del totale mondiale dei decessi.


Su questi numeri ha un impatto lo stile di vita odierno. In effetti, diversi studi negli ultimi dieci anni hanno dimostrato che l'eccessiva quantità di tempo che passiamo seduti può aumentare il rischio di morte, a prescindere dal fatto che facciamo esercizio.


Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Preventive Medicine, al quale ha partecipato l'Università San Jorge di Saragozza (Spagna), ha ora stimato la percentuale di decessi attribuibili a tale 'effetto sedia' nella popolazione di 54 paesi, usando dati dal 2002 al 2011.


"E' importante ridurre al minimo il comportamento sedentario, per prevenire le morti premature in tutto il mondo", scrive Leandro Rezende, autore senior dello studio e ricercatore dell'Università di San Paolo (Brasile). Egli evidenzia anche che "tagliare la quantità di tempo da seduti potrebbe aumentare l'aspettativa di vita di 0,20 anni nei paesi analizzati".


I risultati rivelano che oltre il 60% delle persone in tutto il mondo trascorrono più di tre ore al giorno sedute (la media negli adulti è di 4,7 ore / giorno), e questo causa il 3,8% dei decessi (circa 433.000 morti / anno).

 

Può essere rilevante perché:

Oltre che di morte precoce (come conclude anche questa ricerca, la sedentarietà e la mancanza di esercizio fisico sono fattori conclamati di rischio per la demenza.

Tra i territori studiati, ci sono stati più morti nelle regioni del Pacifico occidentale, seguiti dai paesi europei, dal Mediterraneo orientale, dall'America e dal Sud-Est asiatico. I tassi più elevati sono stati trovati in Libano (11,6%), Paesi Bassi (7,6%) e in Danimarca (6,9%), mentre quelli più bassi sono in Messico (0,6%), Myanmar (1,3%) e Bhutan (1,6%).

 

Più movimento, meno morti

Gli autori calcolano che, riducendo la quantità di tempo da seduti di circa due ore (cioè del 50%), si otterrebbe una diminuzione del 2,3% della mortalità (tre volte di meno), anche se non è possibile confermare se questa è una relazione causale.


Anche una riduzione più modesta del tempo da seduti, del 10% o mezz'ora al giorno, potrebbe avere un impatto immediato su tutte le cause di mortalità (0,6%) nei paesi valutati. Nelle parole degli esperti, sarebbe necessario attuare misure volte ad affrontare i fattori determinanti alla base di questo comportamento sedentario.


"Alcuni esempi di questo approccio sono stati recentemente evidenziati dalla Organizzazione Mondiale della Sanità", aggiunge Rezende. "Per esempio, a Tonga (Oceania) è stato sviluppata una campagna strategica di comunicazione sanitaria per promuovere l'attività fisica delle donne, mentre un sistema di condivisione di biciclette è stato sviluppato in Iran, oltre a un sistema di trasporto sostenibile in Germania".

 

 

 


Fonte: Plataforma SINC (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Leandro Fórnias Machado Rezende, Thiago Hérick Sá, Grégore Iven Mielke, Juliana Yukari Kodaira Viscondi, Juan Pablo Rey-López, Leandro Martin Totaro Garcia. All-Cause Mortality Attributable to Sitting Time. American Journal of Preventive Medicine, 2016; 51 (2): 253 DOI: 10.1016/j.amepre.2016.01.022

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.