Gli anziani il cui spazio vitale è limitato nel e all'ambiente domestico hanno un rischio notevolmente maggiore di Alzheimer, secondo uno studio pubblicato online il 22 marzo nel Journal of Geriatric Psychiatry.
Bryan D. James, Ph.D., e colleghi del Medical Center dell'Università Rush di Chicago, hanno esaminato l'associazione tra un ristretto spazio vitale e il rischio di sviluppare l'AD, il decadimento cognitivo lieve (MCI), e un rapido declino cognitivo negli anziani.
I partecipanti, 1.294 anziani residenti in casa di riposo, senza demenza clinica di base, sono stati seguiti per una media di 4,4 anni. I dati sullo spazio di vita sono stati stabiliti utilizzando il questionario Life Space, e l'AD o l'MCI incidenti sono stati diagnosticate attraverso valutazione clinica annuale.
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I ricercatori hanno identificato 180 persone che hanno sviluppato l'AD. Uno spazio di vita più ristretto è stato associato ad un rischio maggiore di AD (rapporto di rischio [HR] 1.21), di MCI (HR, 1.17), e un ritmo rapido di declino cognitivo globale (stima, -0,012), dopo l'aggiustamento per età, sesso, razza e istruzione.
Un individuo con uno spazio vitale limitato al suo immediato ambiente di casa aveva quasi il doppio della probabilità di sviluppare AD rispetto ad un individuo con lo spazio vitale maggiore. Non si notano variazioni demografiche nell'associazione tra la costrizione dello spazio di vita e lo sviluppo di AD, e la correlazione è rimasta, dopo l'aggiustamento per altre variabili che possono confondere. "Questi risultati suggeriscono che le restrizioni nel movimento attraverso l'ambiente possono essere un indicatore di un maggior rischio di sviluppare AD negli anziani, anche in quelli senza disturbi cognitivi", scrivono gli autori.
Pubblicato su Doctor's Lounge il 21 aprile 2011 Traduzione di Franco Pellizzari.
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