Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dove nascono per la prima volta le placche di amiloide nel cervello

cluster of white dots indicating amyloid plaques in mouseUna scansione del cervello mostra un gruppo di piccoli punti bianchi che indicano placche amiloidi in una regione specifica. (Fonte: MIT)

La patologia di base del morbo di Alzheimer (MA), come le placche di amiloide, è ben avviata nel cervello già molto prima che siano visibili i sintomi, tipo la perdita di memoria. Un obiettivo di lunga data del settore è capire dove inizia tale patologia, in modo che da lì si possano iniziare gli interventi futuri.


Un nuovo studio di neuroscienziati del MIT potrebbe aiutare questi sforzi, avendo individuato le regioni dove compare inizialmente l'amiloide nel cervello di topi modello della malattia. In particolare, lo studio mostra anche che il grado di accumulo di amiloide in una di quelle stesse regioni del cervello umano è strettamente correlato con la progressione della malattia.


“L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa, perciò alla fine ci sarà una grande perdita di neuroni”, ha detto Wen-Chin 'Brian' Huang, co-autore dello studio e post-dottorato nel laboratorio del co-autore senior Li-Huei Tsai, professore di neuroscienze e direttore dell'Istituto Picower. “A quel punto sarebbe difficile curare i sintomi. È davvero fondamentale capire quali circuiti e regioni mostrano una disfunzione neuronale nelle prime fasi della malattia. Ciò a sua volta può facilitare lo sviluppo di terapie efficaci“.

La marcia dell'amiloide nel topo di Alzheimer - A partire da un momento precoce della vita di un topo modello di Alzheimer (5XFAD), i ricercatori sono riusciti a vedere accumuli di placca amiloide (bianco) nelle prime fasi della malattia in regioni profonde del cervello. Nei mesi successivi, le placche si sono diffuse da lì lungo circuiti specifici. A ogni nuova età il video ricomincia dal corpo mammillare.

 

 

Monitorare le placche

Molti gruppi di ricerca hanno fatto progressi negli ultimi anni, tracciando il percorso dell'amiloide nel cervello con tecnologie come la tomografia ad emissione di positroni (PET) e analizzando i cervelli post mortem, ma il nuovo studio pubblicato su  Communication Biology aggiunge nuove prove sostanziali dal topo modello 5XFAD, perché i ricercatori hanno osservato in modo imparziale tutto il cervello fin dal primo mese di età.


Lo studio rivela che l'amiloide inizia la sua tremenda marcia in regioni cerebrali profonde come i corpi mammillari, il septum laterale e il subicolo, prima di farsi strada lungo specifici circuiti cerebrali che infine portano all'ippocampo, una regione chiave per la memoria, e alla corteccia, una regione cruciale per la cognizione.


Il team ha utilizzato la SWITCH, una tecnologia sviluppata da Chung, per etichettare le placche amiloidi e illuminare l'intero cervello dei topi 5XFAD in modo che potessero essere visibili in dettaglio fine in età diverse. Il team è riuscito a vedere che le placche emergevano prima sempre nelle strutture cerebrali profonde e quindi le seguivano lungo i circuiti, come il circuito di memoria Papez, fin quando si erano diffuse in tutto il cervello a 6-12 mesi (la durata della vita di un topo è massimo 3 anni).


I risultati aiutano a cementare una comprensione che è più difficile da ottenere dal cervello umano, ha detto Huang, perché la dissezione post mortem non può facilmente considerare come la malattia si è sviluppata nel tempo e la PET non offre il tipo di risoluzione che il nuovo studio fornisce nei topi.

L'amiloide nel corpo mammillare umano - Dopo aver osservato nei topi che il corpo mammillare è un punto cruciale precoce per la nascita di placche amiloidi nell'Alzheimer, i ricercatori hanno confermato che la densità delle placche amiloidi aumenta nel corpo mammillare umano con l'aggravamento della malattia.

 

 

Convalide chiave

È importante sottolineare che il team ha convalidato direttamente nel tessuto umano quanto era stato predetto delle loro scoperte sul topo: se il corpo mammillare è davvero un posto dove emergono molto presto le placche amiloidi, allora la densità di queste placche dovrebbe aumentare in proporzione all'avanzamento della malattia.


In effetti, quando il team ha usato la tecnica SWITCH per esaminare i corpi mammillari di cervelli umani post mortem, in diversi stadi della malattia, hanno visto esattamente questo rapporto: più avanzata era la fase (della malattia), più erano dense le placche nel corpo mammillare.


“Questo suggerisce che le alterazioni del cervello umano nel MA sono simili a quelle del topo”, hanno scritto gli autori. “Perciò noi proponiamo che i depositi di amiloide-beta iniziano in strutture sottocorticali suscettibili e si diffondono verso reti di memoria e cognitive sempre più complesse con l'età”.


Il team ha anche effettuato esperimenti per determinare se l'accumulo di placche osservato era una conseguenza reale correlata alla malattia per i neuroni nelle regioni colpite. Una delle caratteristiche del MA è un circolo vizioso in cui amiloide rende troppo eccitabili i neuroni e la sovreccitazione fa sì che i neuroni producano più amiloide.


Il team ha misurato l'eccitabilità dei neuroni nel corpo mammillare dei topi 5XFAD e ha scoperto che erano più eccitabili rispetto ai topi altrimenti simili che non sono portatori del set 5XFAD di alterazioni genetiche.


Come anteprima di una strategia terapeutica potenziale futura, quando i ricercatori hanno usato un approccio genetico per silenziare i neuroni nel corpo mammillare di alcuni topi 5XFAD, lasciando i neuroni inalterati nei loro compagni, i topi con neuroni silenziati hanno prodotto meno amiloide.


Mentre i risultati dello studio contribuiscono a spiegare molto su come si diffonde l'amiloide nello spazio e nel tempo nel cervello, essi sollevano anche nuove domande, ha detto Huang: come riesce il corpo mammillare a influenzare la memoria e quali tipi di cellule sono più colpite lì?


“Questo studio stabilisce un palcoscenico per ulteriori indagini su come la disfunzione in queste regioni e circuiti del cervello contribuisce ai sintomi del MA”, ha detto.

 



 


Fonte: Picower Institute at MIT (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rebecca Gail Canter, Wen-Chin Huang, Heejin Choi, Jun Wang, Lauren Ashley Watson, Christine G. Yao, Fatema Abdurrob, Stephanie M. Bousleiman, Jennie Z. Young, David A. Bennett, Ivana Delalle, Kwanghun Chung, Li-Huei Tsai. 3D mapping reveals network-specific amyloid progression and subcortical susceptibility in mice. Communications Biology, 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.