Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cavalcare l'onda della genetica che forma i ricordi

neuron green ensheathed by an oligodendrocyte purpleNeurone (verde) fasciato da un oligodendrocite (viola), entrambi con materiale genetico 'attivo' (DNA) nel nucleo. Le differenze nel DNA attivo di ciascun tipo di cellula possono essere alla base della memoria umana. Fonte: Melissa Logies

Scienziati della University of Texas Southwestern hanno identificato i geni chiave coinvolti nelle onde cerebrali che sono fondamentali per la codifica dei ricordi. I loro risultati, pubblicati online questa settimana su Nature Neuroscience, potrebbero infine essere usati per sviluppare nuove terapie per le persone con disturbi della perdita di memoria come il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza.


Produrre un ricordo richiede che gruppi di cellule cerebrali 'sparino' [segnali] in modo cooperativo a varie frequenze, un fenomeno chiamato 'oscillazioni neurali'. Tuttavia la base genetica di questo processo non è chiara, spiegano l'autore senior dello studio Bradley Lega MD, professore associato di chirurgia neurologica, neurologia e psichiatria, e Genevieve Konopka PhD, professoressa associata di neuroscienze.


"C'è un detto famoso da 100 anni nelle neuroscienze: i neuroni che sparano insieme, si cableranno insieme", afferma Lega. "Sappiamo che le cellule coinvolte nell'apprendimento sparano in gruppi e formano nuove connessioni a causa dell'influenza di queste oscillazioni. Ma non sappiamo niente di come i geni regolano questo processo nelle persone".


Lega e la Konopka hanno collaborato a uno studio precedente per esplorare questa questione, raccogliendo dati sulle oscillazioni neurali da volontari, e usando metodi statistici per collegare queste informazioni ai dati sull'attività genica raccolti da cervelli post-mortem. Sebbene questi risultati avessero identificato un elenco promettente di geni, afferma la Konopka, c'era una carenza significativa nella ricerca: l'oscillazione e i dati genetici provengono da gruppi diversi di individui.


Più di recente, il duo ha sfruttato l'opportunità senza precedenti di eseguire uno studio simile su pazienti sottoposti a intervento chirurgico che rimuoveva parti danneggiate del cervello per aiutare a controllare l'epilessia.


I ricercatori hanno lavorato con 16 volontari dell'unità di monitoraggio dell'epilessia della UT Southwestern, dove i pazienti di epilessia rimangono per diversi giorni, prima dell'intervento chirurgico che rimuove le parti danneggiate del cervello dove si scatenano le convulsioni. Gli elettrodi impiantati nel cervello di questi pazienti in questo periodo non solo aiutano i chirurghi a identificare con precisione il punto focale delle convulsioni, dice Lega, ma può anche fornire preziose informazioni sul funzionamento interno del cervello.


Mentre registravano l'attività elettrica del cervello di 16 volontari, i ricercatori li hanno invitati a eseguire un compito di 'richiamo libero', che consisteva in leggere una lista di 12 parole, risolvere un semplice problema di matematica per distrarli, e poi ricordare quante più parole possibili. Mentre questi pazienti memorizzavano le liste di parole, venivano registrate le loro onde cerebrali, creando un set di dati che differivano leggermente da persona a persona.


Circa sei settimane dopo, ogni volontario ha subito una lobectomia temporale (rimozione del lobo temporale del cervello) per curare le convulsioni. Questa area è quella dove hanno origine di frequente le convulsioni epilettiche ed è importante anche per la formazione della memoria. Entro 5 minuti dall'intervento, il tessuto cerebrale danneggiato è stato inviato alla valutazione dell'attività genetica.


La squadra della Konopka ha eseguito prima il sequenziamento dell'intero RNA (una tecnica che identifica i geni attivi) nei campioni del lobo temporale, includendo tutti i tipi di cellule del cervello. Usando tecniche statistiche che collegavano questa attività alle oscillazioni neurali dei pazienti durante il compito di richiamo libero, i ricercatori hanno identificato 300 geni che sembravano avere una parte nell'attività oscillatoria. I ricercatori hanno ristretto questo numero a una dozzina di 'geni fulcro' che sembravano controllare reti geniche separate.


Successivamente, i ricercatori hanno esaminato l'attività di questi geni fulcro in tipi di cellule separati all'interno dei campioni. , Hanno scoperto con sorpresa che molti di questi fulcri non erano attivi nelle cellule nervose, ma in una diversa popolazione di cellule chiamate 'glia'. Queste cellule forniscono supporto e protezione alle cellule nervose, compresa la produzione dello strato grasso che isola le cellule nervose, in modo che possano trasmettere in modo efficiente i segnali elettrici.


Infine, i ricercatori hanno usato una tecnica chiamata ATAC-seq, che identifica le aree del DNA aperte perché le molecole chiamate fattori di trascrizione possano attaccarsi e attivare i geni. Usando questo approccio, sono arrivati allo SMAD3, un gene che sembra fungere da regolatore principale che controlla l'attività di molti geni fulcro e i geni che a loro volta controllano.


La Konopka e Lega notano che molti dei geni identificati come importanti nelle oscillazioni neurali umane sono stati collegati ad altri disturbi che possono influenzare l'apprendimento e la memoria, come il disturbo dello spettro dell'autismo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, il disturbo bipolare e la schizofrenia.


Con ulteriori ricerche su questi geni e sulle reti che operano all'interno, potrebbe essere possibile puntare i geni selezionati con farmaci che migliorano la memoria negli individui con queste e altre condizioni, dicono i ricercatori.


"Questo ci dà un punto di partenza", afferma la Konopka, ricercatrice di autismo. "È qualcosa su cui possiamo concentrarci per saperne di più su cosa sottende la memoria umana".

 

 

 


Fonte: UT Southwestern Medical Center (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Stefano Berto, Miles Fontenot, Sarah Seger, Fatma Ayhan, Emre Caglayan, Ashwinikumar Kulkarni, Connor Douglas, Carol Tamminga, Bradley Lega, Genevieve Konopka. Gene-expression correlates of the oscillatory signatures supporting human episodic memory encoding. Nature Neuroscience, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)