Le persone che assumono i farmaci per la pressione arteriosa chiamati betabloccanti (nell'immagine da Wikipedia la formula chimica del propranololo, il prototipo dei betabloccanti) potrebbero avere meno probabilità di subire i cambiamenti nel cervello tipici dell'Alzheimer e di altri tipi di demenza, secondo uno studio pubblicato oggi che sarà presentato al65° Meeting annuale dell'American Academy of Neurology a San Diego il 16-23 Marzo 2013.
Lo studio ha coinvolto 774 uomini anziani nippo-americani che hanno preso parte all'Honolulu-Asia Aging Study, ed è stato realizzato in seguito all'autopsia eseguita dopo la loro morte.
Su questi 774 uomini, 610 avevano la pressione alta o sono stati trattati con farmaci per la pressione alta. Tra coloro che erano stati trattati (circa 350), il 15 per cento ha assunto solo un farmaco betabloccante, il 18 per cento ha avuto un betabloccante oltre a uno o più farmaci, e il resto dei partecipanti ha avuto altri farmaci per la pressione del sangue.
Lo studio ha scoperto che qualsiasi tipo di trattamenti della pressione arteriosa era chiaramente meglio dell'assenza di trattamento. Tuttavia, gli uomini che avevano avuto i betabloccanti come unico farmaco per la pressione arteriosa, avevano meno anomalie nel cervello rispetto a quelli che non erano stati trattati per l'ipertensione, o che avevano ricevuto altri farmaci per la pressione del sangue. Il cervello dei partecipanti che avevano avuto betabloccanti più altri farmaci, mostrava una riduzione intermedia del numero di anomalie cerebrali.
Queste anomalie comprendono due tipi distinti di lesione cerebrale: quello che indica l'Alzheimer, e le lesioni chiamate microinfarti, attribuite di solito a piccoli ictus ripetuti e non riconosciuti. I partecipanti allo studio che avevano assunto betabloccanti da soli o in combinazione con un altro farmaco della pressione sanguigna avevano una contrazione significativamente inferiore del cervello.
"Con l'aumento significativo previsto nel numero di persone con Alzheimer, a causa dell'invecchiamento della popolazione, è sempre più importante identificare i fattori che potrebbero ritardare o prevenire la malattia", dice l'autore dello studio Lon White, MD, del Pacific Health Research and Education Institute di Honolulu. "Questi risultati sono entusiasmanti, tanto più che i betabloccanti sono un trattamento comune per la pressione alta".
Precedenti ricerche hanno dimostrato che la pressione alta in mezza età è un forte fattore di rischio per la demenza.
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Fonte: Materiale della American Academy of Neurology (AAN).
Pubblicato in ScienceDaily il 7 Gennaio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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