Un nuovo studio, condotto da David Cutler, Professore Otto Eckstein di Economia Applicata, mostra che, anche se l'aspettativa di vita è aumentata nel corso degli ultimi vent'anni, le persone sono diventate sempre più sane nella vecchiaia.
"Con l'eccezione dell'anno o due prima della morte, le persone oggi sono più sane di quelle di una volta", ha detto Cutler. "In effetti, il periodo di tempo in cui ci troviamo in cattive condizioni di salute viene compresso fino a poco prima della fine della vita. Quindi è ora molto meno comune vedere persone che stanno molto, molto male negli ultimi sei / sette anni della vita. Le persone vivono più a lungo e stiamo aggiungendo anni sani, non debilitati".
I risultati dello studio si basano sui dati raccolti tra il 1991 e il 2009 da quasi 90.000 persone che hanno risposto al Medicare Current Beneficiary Survey (MCBS). Cutler ha riportato i risultati del lavoro svolto con Mary Beth Landrum della Harvard Medical School e Kaushik Ghosh del National Bureau of Economic Research. Per capire se le persone sono sempre più sane, Cutler ha dovuto prima rispondere a una domanda che, almeno inizialmente, sembrava impossibile da risolvere: quanto sono lontane le persone dalla morte?
"Ci sono due scenari di base proposti circa la fine della vita", ha detto.
- "Il primo sostiene che ciò che la scienza medica sta facendo è trasformarci in lampadine - vale a dire ci fa funzionare bene fino a quando arriva improvvisamente la morte. Questo è anche chiamato 'rettangolarizzazione della curva di vita', e dice che avremo una qualità discreta di vita fino alla fine.
- "L'altra idea dice che la vita è una serie di colpi, e le cure mediche sono semplicemente diventate migliori nel salvarci", ha continuato. "Così possiamo vivere più a lungo perché impediamo la morte, ma quegli anni non ci vedono in una salute molto buona, e sono molto costosi - saremo in sedia a rotelle, dentro e fuori dagli ospedali e nelle case di cura".
Il sondaggio MCBS permette ai ricercatori di fare proprio questo, dice Cutler, mettendo in relazione le risposte dei sondaggi alle registrazioni Medicare dei partecipanti per il resto della loro vita, per cui i ricercatori possono calcolare esattamente - in alcuni casi al giorno - quant'erano lontani i partecipanti dalla morte, quando avevano risposto al sondaggio. Confrontando questi dati con le risposte ai sondaggi sul modo in cui le persone erano in grado di prendersi cura di se stessi (se erano in grado di cucinare, pulire, fare il bagno, vestirsi, camminare e gestire il denaro) Cutler è riuscito a determinare quanto erano vicine o lontane dalla morte le persone sane.
Andando avanti, Cutler spera di svelare i motivi per cui alcune condizioni sono oggi meno debilitanti rispetto al passato. Parte del cambiamento, ha detto, è certamente da ascrivere a un maggiore accesso alle cure e al loro miglioramento, ma ci sono una serie di altri fattori che rendono "molto, molto difficile" la risposta alla domanda. "Sembra che ci sia una chiara relazione tra alcune condizioni che non sono più debilitanti come un tempo e le aree di miglioramento della medicina", ha detto. "La più evidente è la malattia cardiovascolare; ci sono molto meno attacchi di cuore oggi di un tempo, perché le persone possono ora prendere farmaci che abbassano il colesterolo, e c'è un migliore recupero da infarti e ictus. La persona che subiva un ictus veniva totalmente disattivata, ma ora molti sopravvivono e vivono una vita ragionevole. Le persone si rimettono anche abbastanza bene dagli attacchi di cuore".
Quello che è importante, ha detto, è che con gli standard di cura c'è stato un miglioramento anche della conoscenza del pubblico di come vivere una vita più sana. "Le persone sono molto più istruite sulla loro salute ora", ha detto Cutler. "Le persone stanno adottando misure per aiutare a prevenire il declino cognitivo a lungo termine. Non abbiamo ancora alcun modo per rallentare qualcosa come l'Alzheimer o il Parkinson, ma c'è molto che possiamo fare per altri problemi di salute".
La ricerca è stata sponsorizzata dal National Institute on Aging.
Fonte: Harvard University, via EurekAlert!, a service of AAAS.
Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |