Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ecco come gli animali domestici robotici possono aiutare la cura della memoria

Potresti pensare che sia una sessione tipica di terapia in una struttura di assistenza a lungo termine. In una stanza tranquilla, un terapeuta mette giù un trasportino per animali domestici, tira fuori un gatto e lo mette in grembo a un ospite. Mentre il residente accarezza delicatamente la pelliccia del gatto, questo fa le fusa e il terapeuta chiede all'ospite dei suoi animali domestici d'infanzia, accedendo ai ricordi di lungo termine.


Il godimento della situazione da parte del residente e il vantaggio per il suo benessere è reale. Ma l'animale non lo è. È un animale domestico robotico con pelliccia sintetica e movimenti e suoni programmati. Ma i ricercatori stanno scoprendo che i robot possono essere utili in terapia, senza alcuni degli svantaggi e l'imprevedibilità degli animali reali.


In un documento pubblicato sul Canadian Journal of Recreation Therapy, la ricercatrice Rhonda Nelson e la dottoranda Rebecca Westenskow dell'Università dello Utah, hanno sviluppato un protocollo per l'uso di animali domestici robotici per anziani con demenza. Il protocollo utilizza un robot a basso costo, stabilisce lunghezze ideali della sessione e identifica le risposte comuni dei partecipanti agli animali domestici, per aiutare la ricerca futura.


“Il nostro protocollo ha domande come: Ti piacerebbe grattare il cane dietro le orecchie? Ti piacerebbe accarezzarlo? Ti piacerebbe spazzolarlo?", dice la Nelson, assistente prof.ssa nel Dipartimento Terapie Occupazionali e Ricreative. "E poi abbiamo valutato come le persone hanno risposto a quei diversi segnali, in modo da poter poi fornire delle linee guida alle persone su come comportarsi per trarre il massimo di vantaggi da questi robot".

 

Un animale domestico robot conveniente

La Nelson ha visto negli ultimi dieci anni lo sviluppo di animali domestici robotici, ed era incuriosita dal potenziale di usarli terapeuticamente in ambienti di cure a lungo termine e in geriatria. Ma fino a poco tempo fa il prezzo era proibitivo.


"Essendo stata terapeuta e addestrando i nostri studenti a diventare terapeuti, sono molto consapevole che la maggior parte delle strutture non sarebbe mai in grado di acquistarli".


Ma con l'introduzione nel 2015 dei robot del programma Joy For All Companion di Ageless Innovation, a meno di $ 150, l'uso diffuso di animali domestici robotici come 'animali' terapeutici sembra più a portata di mano. Gli animali domestici robotici possono aggirare molti dei rischi e degli svantaggi degli animali vivi in ​​ambienti di cura a lungo termine. Molte strutture non permettono l'introduzione di animali domestici personali a causa delle allergie, del potenziale di morsi o graffi e altri motivi.


I ricercatori hanno già iniziato a studiare come le persone con demenza interagiscono con animali domestici robotici, osserva la Nelson, ma non hanno ancora sviluppato un protocollo unificato per dare, per esempio, agli operatori della struttura un piano per ottenere il massimo beneficio dall'uso degli animali domestici attraverso l'interazione diretta.


"C'erano pochissime informazioni su ciò che la gente faceva con gli animali domestici", afferma la Nelson. "Quindi, senza questa guida, è solo un giocattolo. E cosa ne fai?"

 

Osservare le interazioni

Prima della pandemia di Covid-19, i ricercatori hanno incontrato cinque persone tra gli 82 e gli 87 anni che vivevano in strutture di assistenza a lungo termine, con un grave deterioramento cognitivo. In due sessioni di 30 minuti ciascuna, i ricercatori hanno tirato fuori da un trasportino un robot cane o gatto (a scelta dei partecipanti).


"Molti partecipanti si chinavano verso l'animale mentre veniva tolto dal trasportino"
, hanno osservato i ricercatori, "poi istintivamente o prendevano e iniziavano a accarezzare, sfregare o grattare l'animale quando veniva introdotto per la prima volta".


Durante la sessione, i ricercatori ponevano domande, sia sulle esperienze dei partecipanti con animali domestici passati, sia sull'interazione con l'attuale animale. "Avevano avuto cani o gatti?", afferma la Nelson, citando le domande tipiche. “Come si chiamavano? Erano tenuti al chiuso o all'esterno? Che tipo di cibo mangiavano?"


I ricercatori hanno osservato attentamente le risposte dei partecipanti agli animali domestici. I robot si muovono e emettono suoni, che, secondo la Nelson, aiutano i partecipanti a interagire con loro:

"Quando il cane abbaia, dicono cose come 'Oh, stai cercando di dirmi qualcosa?'. O commentano sul gatto che fa le fusa, dicendo cose come 'Wow, devi essere davvero felice! Sento che fai le fusa'. Una delle attività a cui le persone hanno risposto di più era spazzolare gli animali".


In un caso, tuttavia, la sessione è proseguita in silenzio. Il partecipante aveva difficoltà a comunicare i suoi pensieri, ma è rimasto concentrato completamente sul cane robot. Alla fine della sessione, il partecipante sembrava sviluppare una connessione con l'animale robotico, dicendo: “Mi piace quel cane. Quando io piaccio a lui".


Alla Nelson viene spesso chiesto se i partecipanti con declino cognitivo comprendano che gli animali domestici robotici non sono vivi. In questo studio, dice, sembravano tutti consapevoli che l'animale non era vivo:

"È interessante notare che uno dei nostri partecipanti era un veterinario in pensione. Quindi ero molto incuriosita di vedere come avrebbe interagito con il robot. Ha scelto di avere sia il cane che il gatto in grembo allo stesso tempo.

"Non diciamo mai a qualcuno che l'animale è vivo, se lo chiede. Siamo sinceri. Di solito lo introduciamo come 'Ti piacerebbe tenere il mio cane' e la persona reagisce o risponde in un modo significativo per lei".

 

Raccomandazioni iniziali

Sfortunatamente, la raccolta dei dati è stata interrotta dalla pandemia di Covid-19. Ma i ricercatori sono riusciti a trarre alcune conclusioni. Tutti i partecipanti hanno apprezzato l'attività, e molti hanno detto che gli piaceva 'molto'. A un partecipante non piacevano i suoni dell'animale, problema risolto facilmente spegnendo il suono, un'opzione non disponibile per un animale vivo.


Le domande che hanno stimolato la maggior parte delle risposte erano relative alle reminiscenze personali e alle direttive per interagire con l'animale. Un comportamento comune, ma non suggerito, dicono i ricercatori, era la comunicazione con l'animale.


"Diversi partecipanti hanno usato spontaneamente commenti, suoni, inflessioni specifiche ed espressioni facciali con gli animali domestici", hanno scritto i ricercatori. "Alcuni partecipanti hanno imitato i suoni animali emessi dal robot e hanno riposizionato l'animale per guardarne il viso o stabilire un contatto visivo".


Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per determinare la durata ottimale della sessione, i ricercatori hanno notato che nello studio erano sufficienti sessioni di 30 minuti. La Nelson spera anche di esplorare come le persone con vari livelli di declino cognitivo rispondono agli animali domestici, nonché come possono essere usati in un ambiente di gruppo.


Lo studio ha scoperto che le interazioni più significative e le esperienze più divertenti sono arrivate quando il partecipante ha gestito la sessione.


"Nella terapia ricreativa, parliamo sempre di fornire cure incentrate sulla persona"
, afferma Nelson. "Quindi non si tratta davvero di ciò che penso io di un'attività. Se a qualcuno piace e lo rende felice, allora si tratta davvero di ciò che lui pensa al riguardo".


Perché l'interazione con gli animali domestici robotici offre un'esperienza così piacevole?


"Le persone nelle strutture di assistenza a lungo termine si trovano in una posizione in cui tutti si occupano di loro"
, dice la Nelson, "ed essere nel ruolo in cui stai accudendo qualcos'altro, o essere il caregiver, penso sia anche psicologicamente molto confortante per le persone sentirsi tali; anche se sanno che non è vivo, sono quelle che danno amore e compassione a qualcosa, e questa risponde".

 

 

 


Fonte: Paul Gabrielsen in University of Utah (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rhonda Nelson, Rebecca Westenskow. Evaluation of a Robotic Pet Intervention Protocol for Older Adults with Dementia. Canadian Journal of Recreation Therapy, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.