Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuova terapia genetica potrebbe cambiare l'esito di demenza frontotemporale e MND

Neuroscienziati dell'Università Macquarie hanno sviluppato una medicina genetica a dose singola che ha dimostrato di fermare la progressione della malattia del motoneurone e della demenza frontotemporale nei topi, e può persino offrire il potenziale per invertire alcuni degli effetti di malattie fatali.

Targeting TDP 43 pathologySopra = meccanismo di malattia, sotto = terapia sperimentale.

Può anche dare l'opportunità di trattare forme più comuni di demenza, come l'Alzheimer, che è la seconda causa di morte in Australia dopo le malattie cardiache. Il nuovo trattamento, denominato CTX1000, punta l'accumulo patologico della proteina TDP-43 nelle cellule nel cervello e nel midollo spinale.

Certe cellule, come i neuroni, producono TDP-43 in modo naturale ed è importante per la loro sana funzione. In determinate condizioni, si accumula nella parte sbagliata delle cellule, intasandole e impedendo loro di funzionare correttamente.

Negli ultimi 15 anni, un team di ricerca dell'Università Macquarie di Sydney/Australia, guidata dal professor Lars Ittner, ha cercato le cause di questo accumulo patologico di TDP-43, insieme ai modi per liberare i blocchi e impedire loro di formarsi. Gli ultimi risultati del team sono pubblicati su Neuron.

Il professor Ittner afferma che questa ricerca ha migliorato la comprensione della malattia del motoneurone (MND) e della demenza frontotemporale (FTD) e le loro cause:

"Abbiamo scoperto che, dove esiste la TDP-43 patologica, c'è anche un aumento in una seconda proteina, la 14-3-3. Le due proteine interagiscono, con il risultato di accumularsi nelle cellule. Da questo, siamo riusciti a isolare un breve peptide che controlla questa interazione, ed è quello che abbiamo usato per creare il CTX1000.

"Quando l'abbiamo somministrato in laboratorio, ha sciolto gli accumuli, marcando le proteine TDP-43 per essere riciclate da parte del corpo e ha impedito di formarne di nuovi. È importante sottolineare che il CTX1000 punta solo la TDP-43 patologica, consentendo che la versione sana della proteina sia prodotta e svolga il suo lavoro senza ostacoli".

Ciò rende il CTX1000 incredibilmente sicuro e il professor Ittner afferma di non aver visto effetti negativi nei loro studi. La prof.ssa Yazi Ke, prima autrice del nuovo studio, afferma che la pietra miliare è particolarmente entusiasmante per lei perché la scoperta originale è stata fatta nei suoi primi giorni come post-dottorato:

"Questo lavoro si estende su più di un decennio e va dalla scoperta fino a un potenziale trattamento. In condizioni di laboratorio, abbiamo visto il CTX1000 fermare il progresso di MND e FTD anche in fasi molto avanzate e risolvere i sintomi comportamentali associati alla FTD.

"Abbiamo grandi speranze che, progredendo verso gli studi umani, non solo impedirà alle persone di morire sia di MND che di FTD, ma consentirà persino ai pazienti di riguadagnare parte della funzione perduta attraverso la riabilitazione".

La ricercatrice dott.ssa Annika Van Hummel afferma di aver coperto varie mutazioni nei geni TDP durante i test di laboratorio:

"Volevamo dimostrare oltre ogni dubbio che questo avrebbe funzionato in diverse situazioni e che porta a chiari miglioramenti sia nei sintomi che nella patologia cerebrale. Il fatto che fosse efficace sia prima che dopo l'insorgenza dei sintomi lo rende particolarmente interessante.

"Nonostante inizialmente ci stiamo concentrando su MND e FTD, circa il 50% dei casi di Alzheimer mostra anche la patologia TDP, quindi è possibile che in futuro questo trattamento possa essere esteso ad altre condizioni neurodegenerative".

 

Bisogno disperato di opzioni di trattamento

La MND, conosciuta anche come 'sclerosi laterale amiotrofica' (SLA), provoca la perdita progressiva dei neuroni che consentono al cervello e alla colonna vertebrale di comunicare con i muscoli. Nelle prime fasi, i pazienti sperimentano debolezza muscolare, ma man mano che la malattia avanza, perdono gradualmente la capacità di camminare, parlare, deglutire e respirare senza aiuto. La maggior parte delle persone con MND muore entro 2/5 anni dalla diagnosi.

Esiste una terapia genetica promettente per una forma di MND familiare, ma ci sono pochi trattamenti disponibili per la MND sporadica che costituisce il 90% dei casi. Di questi, i più efficaci possono estendere la vita di un paziente solo di 5 mesi. Tutti richiedono dosi frequenti e alcuni hanno effetti collaterali difficili da affrontare.

La FTD è una delle forme più rare di demenza, ma è la seconda forma più diffusa nelle persone sotto i 65 anni (l'attore Bruce Willis è avuto la diagnosi di FTD nel 2023). Non ha sempre sintomi fisici evidenti, ma si traduce in un declino cognitivo accoppiato a sintomi comportamentali come ansia, perdita di inibizione, cambiamento di personalità e giudizio compromesso. I pazienti possono vivere per più di 10 anni dopo la diagnosi, ma alla fine è fatale. Al momento non esiste un trattamento per la FTD.

Il professore di neurologia Dominic Rowe della Macquarie University, uno dei principali medici e ricercatori dell'Australia, ha affermato:

"Attualmente sto trattando più di 200 persone con MND, ma solo 5 di loro con un tipo specifico di MND familiare sono attualmente in grado di accedere alla terapia genomica. Un trattamento del genere non esiste per nessun altro. Per la maggior parte dei pazienti, tutto ciò che possiamo fare è fornire cure multidisciplinari di buona qualità.

“Questa nuova ricerca è incredibilmente promettente nel rallentare la progressione di MND e FTD per la stragrande maggioranza dei nostri pazienti. Sono estremamente fiducioso che presto sarà disponibile per i nostri pazienti della Clinica MND all'ospedale della Macquarie University".

[...]

 

 

 


Fonte: Macquarie University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: YD Ke, [+19], LM Ittner. Targeting 14-3-3θ-mediated TDP-43 pathology in amyotrophic lateral sclerosis and frontotemporal dementia mice. Neuron, Feb 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 



Notizie da non perdere

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)