I disturbi del sonno sono una caratteristica comune nella demenza e possono colpire fino a metà delle persone con la condizione.
Per eseguire uno studio pubblicato su PL0S Biology, il team di ricerca dell'Università del Surrey e dell'UK Dementia Research Institute dell'Imperial College di Londra, ha usato una stimolazione con il suono per puntare i ritmi alfa, un tipo di onda cerebrale, con i tempi precisi dell'onda, e indagare sulla risposta del cervello.
I ritmi alfa sono stati associati alla memoria e alla percezione e in coloro che hanno un declino cognitivo e la demenza si sono osservati cambiamenti in questi ritmi. L'autrice senior dott.ssa Ines Violante, docente di neuroscienze psicologiche all'Università del Surrey, ha dichiarato:
"Le oscillazioni alfa sono una caratteristica distintiva dell'attività elettrica del nostro cervello, ma non comprendiamo ancora appieno il loro ruolo nel modellare le funzioni cerebrali fondamentali.
"L'uso del suono è un approccio potente e non invasivo per stimolare alcune oscillazioni all'interno del cervello. È importante trovare il modo di manipolare queste oscillazioni nel creare strumenti per applicazioni terapeutiche, poiché sappiamo che le oscillazioni cerebrali sono più lente nelle malattie, come nell'Alzheimer".
In una serie di esperimenti, i ricercatori hanno usato una tecnica di modulazione cerebrale innovativa chiamata 'stimolazione uditiva a ciclo-chiuso alfa' (aCLAS), in cui i suoni sono temporizzati sulla fase precisa dei ritmi alfa. Per monitorare l'effetto della stimolazione, sono state lette di continuo, in tempo reale, i valori dell'attività elettrica dal cervello, e quando un'onda cerebrale raggiungeva una fase particolare, al partecipante è stato fatto sentire un suono (un impulso di rumore rosa).
I ricercatori hanno osservato che, a seconda della fase in cui è stato inviato il suono, il ritmo alfa è diventato più veloce o più lento. L'effetto dipendeva anche da dove provenivano le oscillazioni alfa nel cervello. Il dott. Henry Hebron, ex dottorando dell'Università del Surrey e primo autore della pubblicazione, ha dichiarato:
"Abbiamo scoperto che le oscillazioni alfa possono essere manipolate attraverso il suono quando affrontiamo questo ritmo alle sue condizioni, usando un approccio a ciclo-chiuso. Sorprendentemente, quando abbiamo eseguito il nostro esperimento aCLAS mentre i partecipanti si stavano addormentando, abbiamo osservato che i suoni a una fase particolare hanno impedito loro di raggiungere fasi più profonde del sonno (senza svegliarli), mentre gli stessi suoni in una fase diversa non erano distruttivi.
"C'è molto di più da capire sui comportamenti dipendenti dalle oscillazioni neurali e crediamo che gli approcci a ciclo-chiuso, come quello che abbiamo implementato qui, potrebbero essere fondamentali".
Secondo i ricercatori, ora hanno dimostrato di essere in grado di influenzare le onde alfa con il suono, e i prossimi passi saranno esplorare se possono modificare le onde in modo tale da migliorare la cognizione e il sonno, il che potrebbe in definitiva dare benefici ai pazienti con demenza. Il professor Derk-Jan Dijk, direttore del Surrey Sleep Research Center e leader di gruppo all'UK Dementia Research Institute, ha dichiarato:
"C'è molto da scoprire sul ruolo del ritmo alfa nel sonno e nella cognizione. Questa tecnica potrebbe essere influente nel spingere la nostra comprensione e migliorare le funzioni del sonno in quelli con demenza. Ora stiamo studiando gli effetti di questa approccio con stimolazione uditiva a ciclo-chiuso nel sonno REM, in cui sono presenti ritmi alfa, ma con un ruolo ancora sconosciuto".
Fonte: University of Surrey (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: H Hebron, [+7], IR Violante. A closed-loop auditory stimulation approach selectively modulates alpha oscillations and sleep onset dynamics in humans. PLOS Biology, 2024, DOI
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