Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cellule del cordone ombelicale umano possono diventare una terapia per l'Alzheimer

Il trapianto di cellule staminali potrebbe diventare un trattamento praticabile per l'Alzheimer (AD), e un gruppo di ricerca di Tampa in Florida, ha iniettato cellule del sangue ombelicale umano (HUCBC) in topi modelli di AD, per studiare come sono distribuite e trattenute le cellule nei tessuti, compreso il cervello.

Il loro studio, una indagine preliminare per capire meglio la biodisponibilità, la sicurezza, e la possibilità di utilizzare HUCBC per il trattamento di AD, ha scoperto che le cellule trapiantate, migrate al tessuto cerebrale, si sono mantenute lì fino a un massimo di 30 giorni, e non hanno favorito la crescita di tumori.

Lo studio sarà pubblicato in un prossimo numero di Cell Transplantation ed è attualmente disponibile gratuitamente on-line.

Sebbene studi precedenti in vivo (che avevano usato il trapianto di cellule staminali per trattare i sintomi associati all'AD in animali da laboratorio) avessero rivelato una riduzione dei deficit cognitivi, è importante determinare se le cellule trapiantate migrano con successo al tessuto bersaglio e vengono mantenute lì senza promuovere crescita di tumori.

"I nostri studi precedenti con topi modelli di AD hanno dimostrato che iniezioni endovenose multiple di HUCBC possono ridurre la compromissione comportamentale, mitigare la formazione di placca amiloide-β, e modulare la risposta immunitaria", ha detto il primo autore dello studio, il Dott Jared Ehrhart di Saneron CCEL Therapeutics Inc. di Tampa. "In questo studio, si è cercato di verificare la distribuzione delle HUCBC su più organi, il potenziale tumorigenico delle cellule, e la capacità delle cellule di infiltrarsi nel parenchima cerebrale".

Mentre i ricercatori sono riusciti a determinare che le HUCBC si distribuivano ampiamente in tutto il corpo degli animali testati nelle 24 ore successive a una singola dose di cellule, le HUCBC sembravano anche persistere nel sistema nervoso centrale per almeno un mese dopo il trapianto. Inoltre, i ricercatori non hanno trovato alcun tumore negli animali che hanno avuto il trapianto di HUCBC. La formazione del tumore è un grave inconveniente del trapianto di cellule staminali, che insorge spesso con altri tipi di cellule.

I risultati dello studio hanno dimostrato che, anche dopo 30 giorni dopo, le HUCBC erano "rilevate sostanzialmente sia nel cervello che in diversi organi periferici, tra cui il fegato, i reni e il midollo osseo". I risultati indicano che l'iniezione endovenosa, una procedura poco invasiva, può essere implementata e può dare effetti terapeutici significativi.

"Le HUCBC possono apportare effetti terapeutici attraverso la modulazione della risposta infiammatoria che diventa sovra-regolata dopo l'insorgenza dell'AD", hanno scritto i ricercatori. "Tuttavia, trasportare le cellule è difficile a causa della necessità di una procedura invasiva, come l'iniezione intracerebroventricolare, e delle preoccupazioni sull'accumulo di cellule negli organi periferici. Abbiamo scoperto che, anche se alcune HUCBC erano rilevabili in organi periferici, una quantità significativa era presente anche nel cervello, suggerendo che le cellule erano in grado di attraversare la barriera emato-encefalica".

"Le HUCBC sono una fonte molto prolifica di cellule staminali non embrionali, proprietà che le rende candidate interessanti per gli studi futuri di trapianti per le malattie o lesioni neurologiche", ha detto il dottor John R. Sladek, Jr., professore di Neurologia, Pediatria e Neuroscienze, nel Dipartimento di Neurologia dell'Università del Colorado e curatore di sezione di Cell Transplantation. "Poiché i co-autori dello studio hanno usato una popolazione mista di cellule mononucleate isolate dal sangue di cordone intero, i loro studi successivi dovrebbero concentrarsi sull'individuazione della sotto-popolazione di cellule responsabili del miglioramento osservato nella patologia. Indipendentemente dalle domande rimanenti, i dati riportati in questo studio portano avanti l'idea entusiasmante che si possono ottenere effetti terapeutici da una singola dose bassa di cellule e ha posto le basi per analisi più approfondite".

 

 

 


Fonte: Cell Transplantation Center of Excellence for Aging and Brain Repair via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jared Ehrhart, Donna Darlington, Nicole Kuzmin-Nichols, Cyndy D. Sanberg, Darrell R. Sawmiller, Paul R. Sanberg, JunTan. Bio-Distribution of Infused Human Umbilical Cord Blood Cells in Alzheimer’s Disease-Like Murine Model. Cell Transplantation, Appeared or available online: 25 settembre 2015. DOI: 10.3727/096368915X689604

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.