Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Farmaco può fermare l'Alzheimer se usato prima che appaiano i sintomi

Farmaco può fermare l'Alzheimer se usato prima che appaiano i sintomiI neuroni di topo rosso-blu in questa immagine sono rientrati nel ciclo cellulare dopo l'esposizione a oligomeri di amiloide-beta, e quindi sono destinati a morire. (Fonte: Erin Kodis e George Bloom)

Circa il 50% delle persone che raggiungono gli 85 anni svilupperà il morbo di Alzheimer (MA). La maggior parte muore entro circa 5 anni, esibendo i sintomi caratteristici della malattia: una grave perdita di memoria e un declino improvviso della funzione cognitiva.


Ma i processi molecolari che portano alla malattia iniziano anni prima.


Attualmente non ci sono metodi conosciuti per prevenire la malattia o per fermare la sua progressione una volta iniziata. Ma una ricerca svolta all'Università della Virginia fa capire come si sviluppa la malattia a livello molecolare, molto prima che si verifichi un danno neuronale esteso e si manifestino i sintomi.


Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che un farmaco approvato dalla FDA, la memantina, attualmente usato solo per alleviare i sintomi del MA da moderato a grave, potrebbe essere usato per prevenire o rallentare la progressione della malattia se usato prima che compaiano i sintomi. La ricerca offre anche, sulla base di un'ampia sperimentazione, un'ipotesi sul perché questo potrebbe funzionare.


I risultati sono pubblicati attualmente online nella rivista Alzheimer & Dementia. George Bloom, professore dell'UVA e preside del Dipartimento di Biologia, che ha supervisionato lo studio nel suo laboratorio, ha detto:

"Sulla base di ciò che abbiamo imparato finora, è mia opinione che non saremo mai in grado di curare il MA trattando i pazienti una volta che diventano sintomatici.

"La migliore speranza per sconfiggere questa malattia è riconoscere prima i pazienti a rischio e iniziare a trattarli profilatticamente con nuovi farmaci e forse con aggiustamenti dello stile di vita che ridurranno la velocità con cui progredisce la fase silenziosa della malattia. Idealmente le impediremmo di partire".


Dopo che il MA è iniziato, c'è un lungo periodo di tempo, forse dieci anni o più, in cui i neuroni cerebrali colpiti dalla malattia tentano di dividersi, forse per compensare la morte dei neuroni. Questo è insolito in quanto la maggior parte dei neuroni si sviluppa nel periodo prenatale e quindi non si divide mai più. Ma nell'Alzheimer le cellule tentano di farlo e poi muoiono.


"Si è stimato che fino al 90% della morte dei neuroni che avviene nel cervello di MA segue questo processo di rientro del ciclo cellulare, che è un tentativo anormale di dividersi", ha detto Bloom. "Per la fine del decorso della malattia, il paziente avrà perso circa il 30% dei neuroni nei lobi frontali del cervello".


Erin Kodis, ex studentessa di dottorato del laboratorio di Bloom e ora redattrice scientifica alla AlphaBioCom, ha ipotizzato che l'eccesso di calcio che penetra nei neuroni attraverso i canali del calcio, sulla loro superficie, spinge questi neuroni indietro nel ciclo cellulare. Ciò si verifica prima di una catena di eventi che alla fine producono le placche presenti nel cervello di MA. Diversi esperimenti della Kodis hanno infine dimostrato la sua teoria corretta.


Le placche sono costituite da una proteina chiamata oligomero di amiloide-beta. La Kodis ha scoperto che quando i neuroni sono esposti a oligomeri amiloidi tossici, il canale, chiamato recettore NMDA, si apre, permettendo così il flusso di calcio che guida i neuroni di nuovo nel ciclo cellulare.


La memantina blocca il rientro del ciclo cellulare chiudendo il recettore NMDA, ha scoperto la Kodis.


"Gli esperimenti suggeriscono che la memantina potrebbe avere potenti proprietà modificanti la malattia se potesse essere somministrata ai pazienti molto prima che diventino sintomatici e diagnosticati con il MA", ha detto Bloom. "Forse questo potrebbe prevenire la malattia o rallentare la sua progressione abbastanza a lungo da spostare significativamente più avanti l'età media di insorgenza dei sintomi, se dovesse insorgere".


Gli effetti collaterali del farmaco sembrano essere rari e modesti.


Bloom ha detto che i potenziali pazienti dovrebbero essere sottoposti a screening per i biomarcatori del MA anni prima che compaiano i sintomi. I pazienti selezionati dovrebbero quindi essere trattati con memantina, possibilmente per tutta la vita, nella speranza di impedire lo sviluppo della malattia o che progredisca ulteriormente.


"Non voglio alimentare false speranze", ha detto Bloom, ma "se questa idea di usare la memantina come profilattico avrà successo, sarà perché ora comprendiamo che il calcio è uno degli agenti che fa partire la malattia, e potremmo essere in grado di fermare o rallentare il processo se fatto molto presto".


Bloom sta attualmente collaborando con i colleghi della Scuola di Medicina UVA per progettare una sperimentazione clinica che esamini la fattibilità dell'uso di memantina come intervento precoce.

 

 

 


Fonte: Fariss Samarrai in University of Virginia (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Erin J. Kodis, Sophie Choi, Eric Swanson, Gonzalo Ferreira, George S. Bloom. N-methyl-D-aspartate receptor–mediated calcium influx connects amyloid-β oligomers to ectopic neuronal cell cycle reentry in Alzheimer's disease. Alzheimer's & Dementia, 2018; DOI: 10.1016/j.jalz.2018.05.017

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)