Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio spiega il 'Sundowning', una sindrome d'ansia nella demenza

Una nuova ricerca fornisce la prova migliore, ad oggi, che l'ansia e agitazione del tramonto notati a volte negli anziani istituzionalizzati, specialmente quelli con demenza, hanno una base biologica nel cervello.

I risultati potrebbero contribuire a spiegare il "Sundowning" [sole che tramonta], una sindrome in cui gli adulti più anziani mostrano alti livelli di ansia, agitazione, attività generale e delirio nel tardo pomeriggio e alla sera, normalmente prima di andare a letto.

"E' un grosso problema per i caregivers. I pazienti possono diventare molto aggressivi e dirompenti", ha detto Tracy Bedrosian, autrice principale dello studio e studente di dottorato in neuroscienze alla Ohio State University.

"Ci sono pochi studi clinici che documentano il Sundowning, ma finora non c'è stata la ricerca sugli animali per vedere cosa succede nel cervello per spiegarlo". Il nuovo studio ha scoperto che i topi anziani mostrano un'attività significativamente maggiore e più comportamenti ansiogeni nelle ore che precedono il normale sonno, rispetto ai topi di mezza età - proprio come il Sundowning negli esseri umani.

In questi topi anziani, i ricercatori hanno trovato cambiamenti in alcune parti del cervello associate con l'attenzione, le emozioni e l'eccitazione, paragonabili al comportamento visto nel Sundowning. Inoltre, i topi geneticamente modificati per avere l'Alzheimer hanno anche mostrato più ansia prima di dormire rispetto agli altri topi. "Alcune persone hanno sostenuto che il Sundowning poteva essere spiegato solo da un accumulo di frustrazione delle persone anziane che non hanno potuto comunicare i loro bisogni nel corso della giornata, o da altri fattori", ha dichiarato Randy Nelson, co-autore dello studio e professore di neuroscienze e psicologia alla Ohio State. "Ma i nostri risultati suggeriscono che sta avvenendo un fenomeno reale qui, con una base biologica."

Lo studio compare nell'edizione online dei Proceedings of National Academy of Sciences. Nel primo esperimento, i ricercatori hanno confrontato i topi di mezza età (7 mesi) con i topi anziani (29 mesi) che corrispondono a esseri umani di 80 anni. I risultati hanno mostrato che i topi anziani erano significativamente più attivi di quelli di mezza età nelle due o tre ore prima di andare normalmente a dormire. "I topi di mezza età avevano un modello distinto di attività, con tre picchi di attività durante le loro ore di veglia", ha detto Bedrosian. "Ma i topi anziani avevano un ritmo appiattito in cui mostravano lo stesso livello di attività durante il loro periodo di veglia". Ciò significa che la sera, quando i topi di mezza età rallentano rispetto ai loro livelli di attività di picco, i topi anziani continuano l'attività.

I topi sono stati testati per comportamenti ansiogeni in due momenti diversi durante le ore di veglia. I topi sono stati messi in un labirinto in cui è stato loro permesso di esplorare aree aperte (che sono più ansiogene) o nascondersi in ambienti chiusi. I topi di mezza età hanno mostrato livelli coerenti di ansia per tutto il giorno. Tuttavia, i topi anziani hanno mostrato più ansia durante il test fatto appena prima di andare a dormire, il che è coerente con il Sundowning, ha detto Bedrosian.

C'erano anche delle differenze nel cervello dei topi anziani rispetto a quelli di mezza età.

I ricercatori hanno esaminato in particolare il sistema colinergico, perché la perdita della funzionalità in quel sistema è associata a demenza e a molti dei cambiamenti circadiani associati con l'invecchiamento. I risultati sui topi anziani mostrano una maggiore espressione di un certo enzima (acetilcolinesterasi) prima del sonno rispetto all'inizio della giornata. Alti livelli di questo enzima sono associati con ansia e agitazione.

Tuttavia, nei topi di mezza età, non vi erano differenze durante il giorno nella espressione di questo enzima. Nelson ha osservato che i farmaci utilizzati per controllare i livelli di acetilcolinesterasi sono a volte utilizzati su pazienti affetti da demenza, anche se non c'è stata alcuna evidenza nella ricerca che abbia avuto in realtà un effetto sul Sundowning. "Questi farmaci sono stati prescritti per altri scopi, ma sembravano anche calmare i pazienti. Ora abbiamo alcune prove sul motivo del funzionamento", ha detto Nelson. I ricercatori hanno anche trovato differenze nell'espressione di due altre proteine nel cervello dei topi anziani che sono anche associate a disturbi comportamentali.

"Tutti questi risultati convergono nel suggerire che ci sono cambiamenti nei sistemi colinergici dei topi anziani che possono contribuire a formare i sintomi di ansia e agitazione che abbiamo documentato," ha detto Bedrosian.

In un altro esperimento, i ricercatori hanno usato topi che sono stati geneticamente modificati per sviluppare l'Alzheimer come malattia nel loro cervello. Sono stati confrontati, a nove mesi di età, con simili topi selvatici della stessa età. I topi di Alzheimer hanno mostrato comportamenti più ansiogeni durante il test fatto prima del normale sonno rispetto a quelli fatti in precedenza nel periodo di veglia. Il che è coerente con il Sundowning negli esseri umani, hanno detto i ricercatori. Tuttavia, i topi selvatici non hanno mostrato differenze nei livelli di ansia in base all'ora del giorno che sono stati testati.

Nelson ha detto che una delle teorie circa il Sundowning è che è legato alle interruzioni che spesso si verificano negli orologi biologici delle persone anziane, in cui sono frammentati i loro cicli sonno-veglia. Per verificare questa teoria, i ricercatori hanno trattato anche i topi di mezza età con la melatonina per quattro settimane al fine di contribuire a consolidare i loro ritmi circadiani. Tuttavia, questo trattamento non ha funzionato per ridurre i problemi di ansia nei topi. Nelson ha detto che la melatonina da sola può non funzionare perché non affronta i disturbi del sistema colinergico che è stato identificato in questo studio. "Dobbiamo esaminare se il trattamento della disfunzione colinergica da solo o in combinazione con il trattamento con la melatonina contribuisce ad affrontare i sintomi del Sundowning", ha detto.

Other co-authors of the study were Kamillya Herring, an undergraduate student, and Zachary Weil, assistant professor, both in neuroscience at Ohio State. Co-autori dello studio sono Kamillya Herring, studente, e Zachary Weil, professore assistente, entrambi in neuroscienze alla Ohio State.

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.


Pubblicato in EurekAlert! il 27 giugno 2011 - Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)