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Rilassante muscolare comune dato via nasale può trattare neurodegenerazioni

Somministrare il farmaco dantrolene attraverso il naso, piuttosto che nella bocca, può aiutare il farmaco a penetrare nel cervello in modo più efficace, massimizzando potenzialmente i benefici terapeutici nel trattamento delle malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer (MA).


In uno studio primo nel suo genere, i ricercatori dell'Università della Pennsylvania hanno dimostrato che la somministrazione del dantrolene attraverso il naso aumenta la concentrazione cerebrale e la durata in un topo modello del MA, senza causare effetti collaterali negativi evidenti.


I risultati, pubblicati su PLoS ONE, rappresentano un passo avanti importante per affrontare una domanda sull'uso potenziale del dantrolene (che viene spesso usato per gli spasmi muscolari) nel trattamento delle malattie neurodegenerative.


Anche se la ricerca ha dimostrato che il dantrolene può inibire o rallentare la progressione di molte malattie neurodegenerative in modelli animali, il farmaco (quando somministrato per via orale o endovenosa) ha solo una penetrazione limitata nel sistema nervoso centrale, vanificando la sua efficacia e vitalità come opzione di trattamento a lungo termine.


"Sappiamo che l'uso del dantrolene nel trattamento del MA o dell'ictus richiederebbe una somministrazione cronica", ha detto l'autore senior Huafeng Wei MD/PhD, professore associato di Anestesiologia e Critical Care alla Penn. "Invece di usare dosi alte in forma orale, che potrebbero aumentare il rischio di effetti collaterali negativi, abbiamo cercato di verificare l'efficacia di un approccio intranasale, con studi pre-clinici nei topi".


Negli Stati Uniti, circa 5,8 milioni di persone vivono con il MA, una malattia degenerativa del cervello e 6a causa di morte nella nazione. Studi precedenti che avevano coinvolto modelli cellulari e animali avevano scoperto che il dantrolene può migliorare la funzione mentale e fornire altri benefici terapeutici nel trattamento del MA, così come di altre malattie neurodegenerative, come il morbo di Huntington, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e l'ictus.


In questo studio, il team della Penn ha esaminato due gruppi di topi (uno ha ricevuto la forma orale del farmaco, mentre l'altro ha ricevuto la forma intranasale) per capire se trasferire il dantrolene tramite il naso può dare una maggiore penetrazione nel cervello.


I ricercatori hanno misurato la concentrazione di dantrolene nel cervello e nel sangue a otto intervalli: 10, 20, 30, 50, 70, 120, 150 e 180 minuti dopo la somministrazione. Inoltre, il team ha dato a gruppi separati di topi la forma intranasale di dantrolene tre volte alla settimana per tre settimane o per quattro mesi, per individuare eventuali potenziali effetti collaterali avversi associati con l'uso cronico.


I ricercatori hanno scoperto che i topi che hanno ricevuto il dantrolene attraverso il naso avevano una concentrazione molto più elevata del farmaco nel cervello, e molto più a lungo, rispetto ai topi che hanno ricevuto la forma orale.


In effetti, il farmaco era ancora nel loro cervello dopo 180 minuti, mentre non c'era alcuna traccia del farmaco a 120 minuti nei topi che hanno ricevuto il farmaco per via orale. L'uso cronico del farmaco non sembra compromettere la funzione motoria o la capacità di odorare. Tuttavia, i ricercatori avvisano che sono necessari ulteriori studi per confrontare gli effetti collaterali e la tossicità dei diversi metodi.


I risultati si basano su risultati di un precedente studio prova-di-concetto, condotto alla Penn, che la Wei ha presentato alla Conferenza Internazionale dell'Alzheimer's Association nel 2019. Quello studio aveva dimostrato che il trattamento con dantrolene intranasale nei topi aveva fornito effetti terapeutici migliori sulla perdita di cognizione e sulla memoria, rispetto alla somministrazione del farmaco per via sottocutanea. I ricercatori hanno trovato che l'approccio intranasale è particolarmente efficace nei topi che avevano già sintomi di insorgenza della loro malattia che assomiglia al MA.


"Anche se è necessaria altra ricerca sui modelli animali per una ulteriore valutazione della sicurezza e dell'efficacia di questo approccio, la nostra speranza è che questo alla fine porti a un nuovo approccio terapeutico che può essere studiato in pazienti affetti da varie malattie neurodegenerative, compreso il MA", ha concluso Wei.

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jintao Wang, Yun Shi, Shuchun Yu, Yan Wang, Qingcheng Meng, Ge Liang, Maryellen F. Eckenhoff, Huafeng Wei. Intranasal administration of dantrolene increased brain concentration and duration. PloS ONE, 11 Mar 2020, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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