Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Informazioni sulle prime fasi dell'Alzheimer suggeriscono strategie di trattamento

Il morbo di Alzheimer (MA) è la forma più comune di demenza, che colpisce più di 5 milioni di persone negli Stati Uniti, ma i medici hanno pochi consigli su come proteggersi da esso. La malattia si sviluppa silenziosamente nel cervello per 20 o più anni prima che la persona cominci a mostrare i segni caratteristici di dimenticanza e confusione. Capire quella fase silenziosa potrebbe essere la chiave per prevenire questa condizione devastante.


Due studi della Washington University di St. Louis potrebbero aiutare a identificare le persone ad alto rischio di demenza e puntare a strategie di prevenzione. Uno studio ha trovato che diverse forme di una proteina chiave di MA, la tau, sorgono in una sequenza prevedibile mentre la malattia si sviluppa, a partire da oltre 20 anni prima della comparsa dei sintomi. L'altro ha mostrato che la mancanza di sonno aumenta i livelli di una particolare forma di tau che è nociva.


Gli studi, online su Nature Medicine e su Annals of Neurology, aiutano a spiegare perché il sonno scadente è legato ad un aumento del rischio di demenza di MA e potrebbero portare a dei modi per identificare dove sono le persone sulla strada per il MA.


“L'obiettivo è fermare il processo del MA prima dello sviluppo dei sintomi”, ha detto Randall J. Bateman MD, professore di Neurologia e coautore senior di entrambi gli studi. “Per fare questo, abbiamo bisogno di capire meglio come la tau contribuisce al MA, in modo da identificare obiettivi per sviluppare nuovi trattamenti per la malattia”.


Il MA è legato a due proteine ​​principali: amiloide e tau. Entrambe sono normali proteine ​​cerebrali che diventano dannose quando si raccolgono in grumi. Le placche amiloidi compaiono inizialmente 20 o più anni prima che sorgano sintomi cognitivi. I grovigli tau si formano in seguito, proprio quando diventano visibili i danni sulle scansioni cerebrali e iniziano a declinare le capacità cognitive.


Bateman, il co-autore senior Eric McDade DO, e i colleghi come il primo autore Nicolas Barthélemy PhD, istruttore di neurologia, sospettavano che la tau inizi a subire cambiamenti molto presto nel processo di malattia, causando infine i grovigli e il declino cognitivo.


Per scoprirlo, hanno studiato persone iscritte al Dominantly Inherited Alzheimer Network (DIAN) che hanno mutazioni genetiche rare che causano loro il MA in giovane età, intorno alla stessa età a cui i loro genitori hanno avuto la malattia. Mentre sono devastanti per le famiglie, queste mutazioni permettono ai ricercatori di sapere chi svilupperà la malattia e quando.


I ricercatori hanno analizzato campioni di liquido cerebrospinale - il liquido che circonda il cervello e il midollo spinale - di 370 partecipanti al DIAN, cercando la tau modificata chimicamente dall'aggiunta di un gruppo fosfato, un processo chiamato fosforilazione. Hanno rilevato forme fosforilate di tau in alcuni dei campioni più giovani, intorno allo stesso tempo in cui appaiono placche amiloidi e molto prima della nascita dei grovigli di tau.

“Anche se non possiamo fare affermazioni causali da questo studio, abbiamo il sospetto che lo sviluppo delle placche guidi i cambiamenti alla tau”, ha detto McDade.


Inoltre, le forme di tau fosforilata sorgono in una sequenza specifica. I ricercatori hanno scoperto che una forma (tau-217 fosforilata) nasce 21 anni prima dell'età prevista di insorgenza dei sintomi e rimane alta fino a poco prima che siano rilevabili segni di declino cognitivo. Altre forme fosforilate appaiono più tardi. Complessivamente, i loro dati delineano una chiara sequenza di cambiamenti tau negli anni che portano al MA.


“Guardando alla fosforilazione della tau, possiamo individuare dove sono le persone nella malattia”, ha detto McDade. “Se tutto è normale tranne qualcuna di queste, allora c'è una lunga strada da percorrere prima di sviluppare sintomi. Ma se ce ne sono molte di anormali, nel giro di pochi anni si svilupperanno sintomi“.

*****


Separatamente, Bateman, Barthélemy e il co-autore senior Brendan Lucey MD, assistente professore di neurologia e direttore dello Sleep Medicine Center alla Washington University, hanno studiato l'effetto del sonno sulla tau fosforilata. Il sonno scadente, come ad esempio dall'apnea del sonno, è stato collegato a rischio di sviluppare la demenza di MA.


I ricercatori hanno studiato otto persone da 30 a 60 anni di età, senza problemi cognitivi o di sonno. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale ad una di tre condizioni: dormire normalmente tutta la notte senza aiuti al sonno; stare svegli tutta la notte; o dormire dopo il trattamento con sodio oxibato, farmaco prescritto per i disturbi del sonno.


I ricercatori hanno prelevato campioni di liquido che circonda il cervello e il midollo spinale ogni due ore su un periodo di 36 ore per monitorare come cambiano gli schemi di fosforilazione della tau durante il giorno e nelle diverse condizioni di sonno. Tutti gli otto partecipanti sono tornati da 4 a 6 mesi più tardi per sottoporsi a una seconda condizione, e quattro persone hanno completato anche la terza.


Dopo una notte insonne, la tau-217 fosforilata nel fluido cerebrospinale è salita dal 60% all'80% rispetto ai livelli basali. Non c'era tale aumento dopo una notte di sonno normale o dopo aver dormito con l'aiuto di un farmaco.


“I cambiamenti nella fosforilazione della tau che vediamo in questo studio potrebbero spiegare come la privazione del sonno promuove lo sviluppo del MA, ha detto Lucey. “Abbiamo già dimostrato che la privazione del sonno aumenta l'amiloide-beta nel fluido intorno al cervello. Se qualcuno ha un disturbo del sonno per molti anni ed è esposto costantemente ad un aumento di amiloide-beta e di fosforilazione della tau, ciò potrebbe promuovere la diffusione di forme distruttive di tau e portare a danni cerebrali e problemi cognitivi“.

 

 

 


Fonte: Tamara Bhandari in Washington University / St. Louis (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Barthélemy NR, Li Y, Joseph-Mathurin N, et al. A soluble phosphorylated tau signature links tau, amyloid and the evolution of stages of dominantly inherited Alzheimer’s disease. Nature Medicine. 11 Mar 2020, DOI
  2. Barthélemy NR, Liu H, Lu W, Kotzbauer PT, Bateman RJ, Lucey BP. Sleep Deprivation Affects Tau Phosphorylation in Human Cerebrospinal Fluid. Annals of Neurology. 14 Feb 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.