Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuovo approccio al finanziamento della ricerca di Alzheimer

Più di 5 milioni di americani soffrono di Alzheimer, l'afflizione che erode la memoria e le altre capacità mentali, ma non ci sono farmaci che puntano la malattia approvati dalla US Food and Drug Administration dal 2003.


Ora un articolo di un professore del MIT suggerisce che un modo innovativo di finanziare la ricerca di Alzheimer potrebbe stimolare lo sviluppo di nuovi farmaci utili per la malattia.


"Stiamo usando enormi quantità di risorse per affrontare questa malattia, ma non abbiamo alcuna terapia efficace per essa", dice Andrew Lo, Professore «Charles E. e Susan T. Harris» di Finanza e direttore del Laboratorio di Ingegneria Finanziaria alla Sloan School of Management del MIT. "Essa impone davvero un onere enorme sulla società, non solo per i pazienti, ma anche per coloro che si prendono cura di loro".


Lo e gli altri 3 autori propongono di creare un partenariato pubblico-privato che dovrebbe finanziare la ricerca per una gamma diversificata di progetti contemporanei per scoprire farmaci. Tale approccio dovrebbe aumentare le probabilità di una svolta terapeutica, dicono, e l'inclusione di finanziamento pubblico potrebbe contribuire a mitigare i rischi ed i costi della ricerca sull'Alzheimer per il settore privato.


Ci sarebbe un ritorno dell'investimento a lungo termine per il settore pubblico, secondo i ricercatori: i finanziamenti governativi per la ricerca di Alzheimer sarebbero nulla in confronto al costo della cura dei malati di Alzheimer nei programmi della sanità pubblica. Il modello nello studio del nuovo approccio di finanziamento prevede un esborso di 38,4 miliardi di dollari in 13 anni per la ricerca; i costi di Medicare e Medicaid a sostegno dei malati di Alzheimer nel solo 2014 erano stimati in 150 miliardi di dollari.


"Avere uno sviluppo parallelo potrebbe ovviamente diminuire il tempo di attesa, ma aumenta il fabbisogno di finanziamento nel breve periodo", dice Lo. "Considerata l'urgenza di terapie per l'Alzheimer, succederà che, se si sviluppa una cura, si potranno recuperare i costi e anche di più". In effetti, il modello studiato stima un ritorno a doppia cifra degli investimenti pubblici nel lungo periodo. Lo aggiunge: "Possiamo permettercelo? Penso che una domanda più pressante sia «possiamo permetterci di non fare qualcosa adesso?»".

 

Modellare le probabilità di successo

Il documento "Scoperta in Parallelo di Terapie di Alzheimer" è stato pubblicato ieri su Science Translational Medicine. Insieme a Lo, ci hanno lavorato Carole Ho delle società di biotecnologia Genentech, Jayna Cummings del MIT Sloan, e Kenneth Kosik della University of California di Santa Barbara.


L'ipotesi principale sulle cause dell'Alzheimer coinvolge la deposizione di amiloide, l'accumulo di placche nel cervello che altera la funzione neurologica; la maggior parte degli sforzi biomedici per affrontare la malattia si sono concentrati su questo tema. Per lo studio, Ho e Kosik, esperti in ricerca di Alzheimer, hanno compilato una lista di 64 possibili approcci alla scoperta di nuovi farmaci, affrontando una serie di meccanismi biologici che possono essere coinvolti nella malattia.


Un fondo che supporti quel gruppo di progetti di ricerca potrebbe ampliare le possibilità di sviluppo di un farmaco tale da rallentare, come minimo, la progressione della malattia. D'altra parte, potrebbe non aumentare le probabilità di successo tanto da indurre imprese farmaceutiche e fondi di investimento biomedicali ad iniettare soldi nel problema. "64 progetti sono molto di più di quelli oggetto di indagine oggi, ma sono ancora lontani dai 150 o 200 che sono necessari per mitigare i rischi finanziari di un fondo focalizzato sull'Alzheimer", dice Lo.


Il modello assume 13 anni per lo sviluppo di un farmaco singolo, compresi gli studi clinici, e stima i tassi di successo per lo sviluppo dei farmaci. Dati i 150 esperimenti, le probabilità che almeno due di essi riescano sono del 99.59 per cento. Due studi di successo, dice Lo, è quello che ci vuole per rendere l'investimento (una serie di obbligazioni emesse dal fondo) redditizio e interessante per una vasta gamma di investitori. "Con una probabilità di successo sufficientemente alta, è possibile emettere del debito per attirare un folto gruppo di obbligazionisti che sarebbero disposti a mettere il loro denaro al lavoro", dice Lo. "L'enorme dimensione dei mercati obbligazionari si traduce in opportunità potenziali enormi di finanziamento per lo sviluppo di queste terapie".

 

Parti interessate in tutto il mondo

Lo studio di Lo ha già attirato l'attenzione di esperti e sostenitori di Alzheimer. "Andrew Lo ha messo a punto un approccio potenzialmente innovativo che potrebbe, se applicato con successo, super-caricare il campo attualmente sotto-finanziato dell'Alzheimer", dice George Vradenburg, presidente di USAgainstAlzheimer's, un gruppo di pressione.


Melissa Stevens, vice direttrice esecutiva di FasterCures, un centro dell'Istituto Milken dedicato alla promozione della ricerca medica, aggiunge: "C'è urgente bisogno di un maggiore pensiero creativo sull'argomento e di modelli per finanziare investimenti di grandi dimensioni, di alto rischio e a lungo termine, che potrebbero portare a scoperte biomediche (anche all'interno dell'industria biofarmaceutica). E dobbiamo considerare attentamente il ruolo che il governo federale dovrebbe avere per incentivare questi nuovi approcci".


Per essere chiari, dice Lo, lo sviluppo di farmaci di Alzheimer è un compito molto difficile, dal momento che i ricercatori spesso devono identificare un pool di potenziali pazienti ben prima che si vedano i sintomi, in modo da vedere come le terapie possano funzionare nel ritardare l'insorgenza della malattia. Rispetto allo sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento di altre malattie, "lo sviluppo di farmaci di Alzheimer è più costoso, richiede più tempo, e ha bisogno di un campione più ampio di potenziali pazienti" ammette Lo.


Tuttavia, poiché il numero di americani che soffrono di Alzheimer è destinato a raddoppiare entro il 2050, secondo l'Alzheimer's Association, un gruppo di pressione, Lo sottolinea l'urgenza del compito da affrontare. "Mi vedo come un futuro paziente, o il famigliare di un futuro paziente. Tutti abbiamo una partecipazione in questo".

 

 

 

 

 


Fonte: Peter Dizikes in  Massachusetts Institute of Technology   (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  A. W. Lo, C. Ho, J. Cummings, K. S. Kosik. Parallel Discovery of Alzheimer's Therapeutics. Science Translational Medicine, 2014; 6 (241): 241cm5 DOI: 10.1126/scitranslmed.3008228

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.