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Trattamento antivirale non riesce a rallentare l'Alzheimer

herpes virus

L'idea che le infezioni da herpes inneschino o contribuiscano al morbo di Alzheimer (MA) ha guadagnato favore tra alcuni scienziati, aumentando la speranza che i trattamenti dell'herpes potrebbero rallentare la progressione dei sintomi di MA tra i pazienti.


Ma il primo studio clinico a testare quella teoria ha scoperto che un antivirale comune per le infezioni da herpes simplex, il valacyclovir, non cambia il decorso della malattia per i pazienti nelle prime fasi del MA. I risultati dell'esperimento, guidato da ricercatori della Columbia University di New York, sono stati presentati il 29 luglio alla Conferenza internazionale dell'Alzheimer's Association.

 

Possibile legame tra i virus dell'herpes e il MA

Circa il 60%-70% degli americani è infetto da virus dell'herpes simplex, che causano herpes labiale (di solito HSV1) e herpes genitale (HSV2). Dopo la regressione dei segni dell'infezione iniziale, i virus rimangono dormienti nel sistema nervoso e possono periodicamente riattivarsi, causando il riacutizzarsi dei sintomi.


Vari studi hanno trovato connessioni tra infezioni da herpes e MA, incluso uno studio su autopsie che ha scoperto che il DNA HSV1 era spesso associato a placche amiloidi nel cervello delle persone con diagnosi di MA. Ulteriori studi hanno scoperto che le persone trattate per le infezioni da herpes avevano meno probabilità di ricevere in seguito la diagnosi di MA rispetto alle persone positive all'HSV che non avevano ricevuto un trattamento antivirale.


"Sulla base di quegli studi, si sperava che il valacyclovir potesse avere un effetto", afferma il ricercatore responsabile dell'esperimento, D.P.Devanand, professore di psichiatria e neurologia e direttore di psichiatria geriatrica. "Ma nessuno aveva condotto una sperimentazione clinica per testare l'idea".

 

Dettagli dell'esperimento

Lo studio includeva 120 adulti, 71 anni di media, tutti diagnosticati con MA precoce o lieve compromissione cognitiva con scansione o esami del sangue che indicavano la patologia del MA. Tutti i partecipanti avevano anticorpi che rivelavano infezioni precedenti da herpes (principalmente HSV1, alcuni HSV2), e assegnati in modo casuale a prendere pillole quotidiane contenenti valacyclovir o un placebo.


I ricercatori hanno misurato le funzioni di memoria dei pazienti e hanno scansionato il cervello per cercare depositi di amiloide e tau associati al MA e altri cambiamenti strutturali. Dopo 18 mesi, i ricercatori hanno scoperto che i pazienti che assumevano il placebo hanno ottenuto risultati leggermente migliori nei test cognitivi rispetto al gruppo valacyclovir, ma nessuna delle altre misure era significativamente diversa. Il raggruppamento dei partecipanti per età, sesso e stato di apolipoproteina E4 non ha influito sui risultati.


"Stavamo cercando un segnale che il farmaco facesse meglio del placebo, ma in questo studio non ce n'era nessuno", afferma Devanand. "Durante le altre misure, a volte il gruppo placebo andava leggermente meglio, a volte il gruppo di trattamento andava leggermente meglio.

"Il nostro studio suggerisce che gli antivirali che puntano l'herpes non sono efficaci per trattare il MA precoce e non possono essere raccomandati per trattare tali pazienti con evidenza di precedenti infezioni da HSV. Non sappiamo se il trattamento di farmaci antivirali a lungo termine a seguito dell'infezione da herpes possa prevenire il MA perché non ci sono ancora esperimenti prospettici controllati".

 

 

 


Fonte: Columbia University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: DP Devanand et al. Antiviral Therapy: Valacyclovir Treatment of Alzheimer's Disease. AA Int Conference, Toronto, 29 July 2025

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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